Gli 007 subacquei a caccia di armi chimiche

Gommoni, elicotteri e maschere antigas: ecco il ritratto del corpo scelto che sembra creato per la sceneggiatura di un film di spionaggio

Gli 007 subacquei a caccia di armi chimiche

Alberto Vignali

Non è ancora l'alba nel golfo spezzino, in mare un motopesca taglia in due la rotta sull'orizzonte, quando da una stradina, stretta tra un'antica cappella votiva ed il muro di cinta di un impianto di raffinazione, arriva l'«urlo» di una sirena. Un fuoristrada blu e bianco con un gommone al traino risale la strada sino all'incrocio con la provinciale, lo segue un altro mezzo, più o meno uguale. In pochi minuti sono all'imbocco dell'autostrada, mentre un elicottero, un Ab 206 dell'ottavo reparto volo di Firenze atterra nella piazzola della base di Punta Pezzino. Non c'è il tempo di spegnere i motori, sul velivolo salgono tre sommozzatori, tra loro una donna con i gradi da ispettore capo e lo stemma della polizia sul petto. Hanno già la muta da sub indosso, l'attrezzatura nelle borse e molta, molta fretta. È un’esercitazione, forse meglio una ricostruzione verosimile di un’esercitazione, ma hanno meno di quindici minuti per essere sull'obiettivo, poco di più di quanto è concesso ai due team che dalla stessa caserma, via terra, erano partiti poco prima.
Il loro punto d'incontro, il rendez-vous come si dice in gergo operativo, è in mezzo al mare. A qualche miglia a sud-ovest dell'isola Palmaria, nel Tirreno, sulla «rotta delle balene». Da Genova e dalla Spezia, nella notte, erano salpate le vedette del servizio navale della Polizia di Stato. Il cargo con bandiera liberiana che sta risalendo la costiera italiana, diretto a Genova, è quasi sotto costa. Cambia la rotta improvvisamente, senza motivo, punta verso il golfo di Levanto, qualche miglia di deviazione, impercettibili nel lungo viaggio tra il Libano e l'Italia, poi si dirige tranquillamente verso il suo scalo. Sono le otto del mattino, le vedette lo avvicinano e lo scortano sino al molo dove ad attendere ci sono le volanti e gli uomini della Digos.
Alle otto e cinque, nel mare davanti a Levanto, arriva come dal nulla un elicottero. Si ferma ad una decina di metri dal mare. I tre sommozzatori lanciano l'attrezzatura, quindi si tuffano. Inizia la ricerca frenetica di un qualcosa. Non sono ancora le nove e dal porto di Levanto arrivano a tutta velocità i due gommoni. Altri sub che si immergono scortati dall'alto dall'Ab 206. È un fondale non molto alto, circa venti metri di profondità. Ma il tratto è vasto. Lo scandaglio a bordo di un gommone dà un target, la ricerca si sposta in un punto preciso. Pochi minuti ed un sub lancia un pedagno, un segnale gonfiabile. Quello che stavano cercando è stato trovato. Il gommone più grande si avvicina, aggancia il pallone giallo, poi inizia a salpare la cima. Alla fine sale una prima sacca, poi un'altra ed alla fine una terza. Le facce si fanno tese, non si festeggia. Il gommone riparte a tutta forza, verso la Spezia, verso la base del Pezzino dove intanto sono giunti degli specialisti in particolari esplosivi. Hanno tute bianche, maschere antigas. In meno di venti minuti il gommone è in rada. Gli esperti salgono ed il mezzo torna al largo. Si lavora per oltre un'ora, poi i tre specialisti si tolgono la maschera e dicono: «torniamo a terra».
Solo dopo giorni si saprà che in quelle sacche, che sarebbero dovute essere recuperate nelle notte, c'erano componenti per un'arma in grado di contenere esplosivo ed un agente chimico. A compiere quell'operazione, ad intercettare e recuperare sul fondo del mare a tempo di record l'ordigno misterioso, sono stati gli uomini e le donne del CNeS, il Centro nautico e sommozzatori della polizia di Stato. Un gruppo di specialisti che ha sede alla Spezia.
Il CNeS, organicamente dipendente dalla Direzione Centrale Affari Generali, è la struttura che cura l'attività addestrativa ed operativa dei sommozzatori e quella addestrativa del personale navigante della polizia di Stato, nonché la gestione patrimoniale e tecnica relativa alle unità navali. Concorre, per mezzo della Squadra Nautica Speciale e all'attività di supporto nelle missioni operative delle Squadre Nautiche. Attualmente il Centro ha un nucleo di 28 sommozzatori, suddiviso in 6 teams, specializzati nei settori: tecnico-iperbarico; fotografo navale subacqueo; manovratore di corda; alpinista.
Nacque nel 1963 a Livorno, ma appena tre anni più tardi fu trasferito alla Spezia dove ha tuttora sede. Nel 1976 assunse il nome che ha ancora: Centro Nautico e Sommozzatori.
Il Centro è molte cose insieme: una scuola nautica di specializzazione per il personale addetto ai servizi nautici e per i sommozzatori, un reparto operativo con il Nucleo Sommozzatori e la Squadra Nautica, ma anche un organo di gestione dei mezzi.
La Scuola organizza, tra gli altri, corsi di qualificazione per motoristi, per comandanti della navigazione costiera e d'altura, e sovrintende, inoltre, ai corsi svolti presso la Marina Militare o altri enti. Le attività didattiche teoriche sono effettuate alla caserma Saletti che può alloggiare un'ottantina di frequentatori; quelle pratiche si svolgono alla base navale di Punta del Pezzino che si estende su una superficie di oltre 10 mila metri quadri è dotato di attrezzature e natanti per le esercitazioni in mare.


Il Centro è dotato di un'aula con apparecchiature per la simulazione computerizzata della navigazione e di «aule-officina» per lo studio dei motori navali. Intrattiene scambi di collaborazione e di esperienze con la Marina Militare, le Capitanerie di Porto e i Vigili del Fuoco.

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