Il 1° maggio spacca il sindacato

Sindacati in campo: così frenano l'Italia. Polemiche sulla decisione di chiudere tutti i negozi il primo maggio. A Roma la Cgil affama i pellegrini che andranno alla beatificazione di Giovanni Paolo II. A Firenze sciopero ideologico a Firenze. Scontri anche a Milano: il Comune pronto a firmare l'ordinanza per tenere i negozi aperti. Ma la Cgil non arretra di un millimetro. Bonanni bacchetta la Camusso: "La decisione deve essere gestita luogo per luogo"

Il 1° maggio spacca il sindacato

Roma - La decisione di lasciare aperti i negozi il primo maggio dovrebbe essere gestita "luogo per luogo, da parte dei sindaci, con i sindacati e le imprese". Secondo il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni, l’obiettivo è "trovare soluzioni convenienti per le imprese e per i lavoratori, e che tengano conto dell’intero arco del calendario annuale". Dopo i casi di Roma e Firenze scoppiano nuove polemiche sulla decisione di chiudere tutti i negozi il primo maggio.

La proposta di Bonanni Tener conto di tutto il calendario annuale permetterebbe di "modulare, scegliere le giornate più adatte per le aperture e le chiusure, e trovare le giuste soluzioni e compensazioni contrattuali", ha continuato Bonanni. "In questo modo - ha detto il segretario della Cisl - ciascuno sarà maggiormente responsabile. E la questione non sarà più affidata agli umori dei sindaci, o alla voglia o meno di arrivare a esasperazioni per stare sui giornali". A proposito delle polemiche che ieri hanno contrapposto il sindaco di Firenze Matteo Renzi e la leader della Cgil Susanna Camusso, Bonanni ha commentato: "Vedo che alcuni rincorrono come pallone mediatico la vicenda del primo maggio, che ogni anno si ripete e che si sviluppa nel territorio in modi diversi. Tutto questo andrebbe evitato". Perciò, ha concluso il segretario generale della Cisl, "è meglio che si decida territorio per territorio". 

Milano pronta a tenere aperto Negozi chiusi il 25 aprile ma aperti il primo maggio a Milano. L’assessore alle Attività produttive del capoluogo lombardo Giovanni Terzi si dice "pronto a firmare la deroga per l’apertura degli esercizi". "La mia vuole essere una decisione che consente la libertà ad ognuno di scegliere se aprire o meno il proprio pubblico esercizio - continua Terzi - faccio mie le parole della Confcommercio che ha indicato la necessità di dare risposte concrete in questo periodo di difficile congiuntura economica". Il lavoro è, infatti, un valore e un obiettivo da raggiungere.

Per Terzi, è "puerile attaccare gli amministratori attenti all’emergenza lavoro: vale per Milano come per le altre città italiane che intendono perseguire questa linea politica basata su un autentico riformismo al di là delle bandiere e dei colori politici".

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