Dal 1616 a Pegli rivive il rito della Deposizione dalla croce

Pier Luigi Gardella

Tra le cerimonie che caratterizzano nella nostra regione la Settimana Santa, ne segnaliamo una, forse poco conosciuta, ma che riteniamo abbia forti contenuti sia dal punto di vista strettamente religioso, sia per la sua storia che la fa risalire al 1616, quando, per la prima volta, fu celebrata. La parrocchia di Santa Maria e dei Santi Nazario e Celso sorge lungo la salita del Monte Oliveto a Pegli, e, pur se oggi è quasi soffocata da un'edilizia sfrenata che ha stravolto la località, ci piace immaginarla come poteva essere in quei primi anni del seicento, sulla collina che dominava la riviera di Pegli, immersa, lo dice il nome, nelle coltivazioni di ulivi.
Fu il Venerdì Santo del 1616 che Padre Marino un Carmelitano dell'Antica Osservanza, Ordine che all'epoca reggeva la chiesa, promosse il rito della Deposizione di Cristo dalla croce, mutuandolo da analogo rito che pare si svolgesse all'epoca nella chiesa dell'Annunziata a Genova. Il rito si svolgeva all'aperto, sulla collina che, come ci ricorda lo storico pegliese Silvio Zavattoni, sino a non molti decenni fa era chiamata dai vecchi abitanti la collina delle Tre Croci. I parrocchiani di Multedo si riunivano in parrocchia alle cinque del pomeriggio del Venerdì Santo e salivano al monte in processione. Qui erano state installate tre croci con le effigi del Cristo e dei due ladroni e qui avveniva il rito della deposizione.
Probabilmente dal sec. XIX il rito cominciò a svolgersi in chiesa, come tutt'oggi avviene, la sera del Venerdì Santo. Racconta il parroco, don Enrico, che grazie alle ricerche archivistiche di Silvio Zavattoni, è stato rintracciato, anni addietro, un documento redatto da don Luigi Montaldo, che fu parroco a Multedo dal 1949 sino al 1992, dove erano dettagliatamente riportate le modalità di svolgimento della cerimonia. E secondo tali modalità ancor oggi essa si svolge, con grande attenzione alla «coreografia» ma altrettanta riflessione sui contenuti religiosi del rito.
Alle 21 del 14 aprile, sera del Venerdì Santo, nella Parrocchiale di Multedo si ripeterà il rito, la cui realizzazione richiede un essenziale apparato scenico: le tre croci su un palco eretto nell'altare maggiore, con la statua del Cristo e le sagome in cartone dei due ladroni, ai piedi dell'altare la lettiga, sulla quale sarà adagiato il Cristo morto deposto dalla croce. Un tempo nell'abside, era collocata la grande tela cinquecentesca di Pier Francesco Sacchi raffigurante la Deposizione di Cristo; dopo il restauro del 1960 ne fu variata la collocazione all'interno della chiesa, per cui essa non rappresenta più il suggestivo sfondo della cerimonia.
Il parroco inizia ricordando ai fedeli con richiami evangelici, l'evento della crocifissione e morte di Cristo ed invitandoli alla predisposizione spirituale per assistere alla sua deposizione dalla Croce.
Accanto a lui stanno i Massari, chiamati anche «Nicodemi» con chiaro richiamo al personaggio evangelico, scelti tra i giovani della parrocchia e vestiti col saio marrone dei Carmelitani. Sono loro ad iniziare secondo ritmi ben definiti la vera e propria operazione di distacco del Cristo dalla croce e della sua deposizione sulla lettiga che lo trasporterà alla sepoltura, intercalando i vari atti ai commenti del sacerdote.

E come nei funerali il Celebrante incensa la salma del Cristo e quindi dopo una processione all'esterno della chiesa il corpo di Cristo è depositato in un'urna di un altare laterale: il Sepolcro. Qui rimarrà per tutto l'anno alla venerazione dei fedeli.

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