L’abuso e la menzogna:mettete queste due colpe sulla bilancia. Da una parte c’è un premier che telefona in questura per aiutare una ragazzina sbandata, che nella vita si arrangia come può. Non è un ordine. Non è un diktat che arriva dall’alto. È solo un modo per non rispedirla in comunità, da dove è già scappata più volte. È un abuso di potere che offre un’altra possibilità a chi ha una vita già molto complicata. L’altra è la menzogna di un uomo che ha fatto in fretta a iscriversi al partito dei giusti. Uno che fa il moralista di professione ma non trova scandaloso dare le chiavi di casa al cognato, una casa che il suo partito ha ricevuto in eredità da una vecchia signora che sperava così di sostenere la sua causa e i suoi ideali. Fini, dicono ora i pm, ha truffato solo se stesso. E per questo hanno chiesto di archiviare tutto. Sarà il gip a decidere. Ma Gianfranco resta ancora indagato. Un presidente della Camera indagato. È stato furbo: ha blandito i giudici, si è iscritto al loro partito e in cambio ha ottenuto quel segreto istruttorio che a gente come Berlusconi non spetta mai. Tutto l’affare Montecarlo è rimasto sotto coperta, per lunghi mesi il procedimento era solo per ignoti. Il Fini indagato era un fantasma, una spruzzatina di bianchetto. E così lui, i Bocchino, i Granata potevano alzare la testa e dire: chi è indagato deve stare fuori dalla politica. La verità su Fini, su Fini indagato, si è svelata quando ormai non faceva più male. Ma questo non fa del cognato di Tulliani un uomo d’onore.
Chi salverà Fini dalle sue menzogne? Perché Fini ha mentito a se stesso, al suo passato, alla sua storia, ai suoi compagni di partito, a tutti quelli che hanno creduto in lui, sostenendolo e finanziandolo. Ha rinnegato i suoi ideali. Ha continuato a mentire anche quando i suoi elettori chiedevano: ma perché quel signorino di Tulliani sta lì a Montecarlo? Come c’èfinito in quella casa che apparteneva ad An? Nulla. Il presidente della Camera non ha mai dato una risposta convincente. Prima ha alzato le spalle sprezzante. Poi ha messo giù su un foglio di carta otto scuse. Quindi come Bin Laden ha lanciato via web un messaggio urbi et orbi. Il concetto era più o meno questo: se la casa è veramente di mio cognato mi dimetto da presidente della Camera. Bene, le carte dei pm dicono che la firma del locatore e del locatario è la stessa. Tulliani in pratica fa due parti in commedia. Fini da ieri lo sa ufficialmente. Ma non si è dimesso. Fini a mollare la poltrona non ci pensa assolutamente. La verità è che la sua bugia non interessa a quelli che contano. I giornali dei giusti non ne parlano più: Fini deve restare al di sopra di ogni sospetto. Non importa che abbia preso in giro gli italiani.
Tirare in ballo Montecarlo è qualcosa di sconveniente, è dossieraggio, è porcheria. Tutte queste accuse hanno un solo scopo: coprire una menzogna, non sporcare la faccia del neo antiCav. La differenza è che Fini non è come il Cavaliere. Non è Berlusconi da sbattere sempre in prima pagina.Non è da tre lustri sempre l’uomo da battere.
Berlusconi è colpevole anche per uno starnuto. Fini è il nuovo anti Berlusconi che va protetto e tutelato in ogni modo. È per questo che l’abuso di Berlusconi non varrà mai la menzogna di Fini. Questa è la giustizia dei due pesi e delle due misure.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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