Stracciò il pezzo senza leggerlo: "La seconda volta viene meglio..."

Le lezioni di giornalismo del fondatore Indro Montanelli: i momenti indimenticabili

Stracciò il pezzo senza leggerlo: "La seconda volta viene meglio..."
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Due cartelle e mezzo, ottanta righe, quasi tre ore di panico e sudore. Ecco il pezzo, direttore. Lui afferrò i fogli, neanche li lesse, li appallottolò e li buttò nel cestino. «Ora ricomincia da capo». Ma come? «Dammi retta. La seconda versione sarà sicuramente migliore». Da Milano protestano, la pagina è aperta. «Aspetteranno. Vedrai, oltre che più efficace sarai pure velocissimo. Poi, se proprio abbiamofretta, c’è un altro sistema...». Riprese l’articolo e con un pennarello tracciò una grande croce sul primo capoverso. «I cappelli sono inutili. Sfoggi di presunzione, frasi fatte, luoghi comuni. La bella scrittura è un’altra cosa. Facciamo un esperimento. Apri un quotidiano, uno qualsiasi, e leggi a partire dal punto a capo. Funziona meglio». Era vero.

Lezioni di giornalismo, anzi di vita. Ricordi che si affastellanofin dal 1974. Ero al Giornale fin dalla fondazione e ho avuto modo di crescere professionalmente con Montanelli. Il direttore veniva a Roma un paio di volte al mese e diceva di trovarsi bene in piazza di Pietra, forse perché prima era una casa d’appuntamenti. L’aveva scelta Cesare Zappulli, che la riteneva perfetta come osservatorio della politica. Indro invitava tutti a pranzo in un ristorante toscano, poi allungava le gambe su un divanetto damascato che testimoniava antichi traffici e sospiri, seguiva con il viva voce le riunioni per la prima pagina, si chiudeva a scrivere e si divertiva a regalare consigli ai giovani. «Via gli avverbi, piano con gli aggettivi: appesantiscono, e bisogna essere leggeri e leggibili. Quanto alla struttura, devi cercare un particolare significativo sul quale costruire la storia. Come in un film, prima fuoco sul dettaglio e dopo l’inquadratura si allarga».

Un evento, quando Indro calava a Roma. Tutti presenti, anche i malati, anche i collaboratori in genere latitanti, anche gente mai vista. Lui compiaciuto ma alla mano. Ti prendeva in giro. «Ho deciso, sarai il nuovo vaticanista. Con quei capelli biondi non faticherai a trovare notizie».

E un’altra volta, alle 9 di sera, al termine di un difficile ingressoin Libia dopoi bombardamenti americani, quando non esistevano i telefonini. «Ah sei arrivato? Mi dispiace, mettiamo l’Ansa... ahahah, no scherzo, bravissimo».

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