
Un'altra giornata di lacrime, festeggiamenti e rabbia in Israele. Il ritorno degli ultimi sei ostaggi vivi sui 33 previsti nella prima fase di tregua con Hamas è un traguardo non scontato dopo 505 giorni di attesa e sgomento. Un traguardo insperato soprattutto per due dei rapiti che si trovavano a Gaza da oltre dieci anni, Avera Mengistu, ebreo di origini etiopi con problemi psichiatrici, rapito a 28 anni dopo aver attraversato per errore il confine nel 2014, e Hisham al-Sayed, beduino con problemi di salute mentale, anche lui finito per caso nei pressi del valico di Erez e sequestrato nell'aprile 2015, quando di anni ne aveva 27.
Stavolta al macabro spettacolo propagandistico di Hamas per la liberazione si sono aggiunti i baci in fronte a due terroristi, armati e a volto coperto come al solito, a cui è stato «costretto» l'ostaggio Omer Shem Tov. Due i palchi allestiti dal gruppo palestinese. Il primo a Nuseirat, dove è avvenuta la liberazione proprio di Omer, 22 anni, Eliya Cohen, 27 anni, e Omer Wenkert, tutti rapiti al Nova Festival e costretti a indossare finte uniformi militari dell'esercito israeliano, pur non essendo soldati. Il secondo a Rafah, dove sono stati liberati Tal Shoham, 40 anni, portato via dal Kibbutz Be'eri e Avera Mengistu, che ha trascorso undici anni nella Striscia di Gaza dopo averla attraversata per errore nel 2014. Qui i terroristi hanno sfoggiato armi e attrezzature militari in parte rubate all'esercito israeliano (Idf) il 7 ottobre 2023. Il sesto e ultimo ostaggio tornato in Israele, Hisham al-Sayed, è stato invece consegnato a Gaza City. Gli islamisti hanno sostenuto di non volerlo sottoporre allo show a favore di telecamera «nel rispetto della comunità beduina-israeliana, non esponendolo a questa esperienza disumanizzante e traumatica». Ma l'Idf ha replicato piccato: «Dov'era questo rispetto per la comunità arabo-israeliana quando hanno tenuto Hisham in ostaggio per oltre un decennio?».
Con la liberazione dei sei ostaggi ieri sono tornati a casa tutti i vivi il cui ritorno era previsto nella prima fase dell'accordo. All'elenco dei 33 (vivi e morti) mancano ormai solo quattro ostaggi, deceduti in prigionia. A Gaza ne restano ancora 63, metà dei quali si reputa siano morti. Ma nemmeno le ultime liberazioni placano le tensioni tra i due belligeranti e la seconda fase della tregua, a cui Hamas si dice pronto, è ancora solo un scenario ipotetico. Dopo il sollievo per il ritorno dei sei, Israele ha deciso di ritardare il rilascio dei 602 detenuti palestinesi previsto in cambio. La decisione pare sia correlata al caso Bibas. Hamas ha consegnato solo venerdì sera i resti di Shiri Bibas, mamma di Kfir e Ariel, i due figli di 9 mesi e 4 anni tornati il giorno prima in una bara. In seguito ai test sui cadaveri, le autorità israeliane hanno scoperto che il corpo consegnato da Hamas giovedì, insieme ai piccoli, non era quello di Shiri. «Una violazione della tregua», hanno denunciato le autorità israeliane, mentre si diffondevano i dettagli dei piccoli uccisi «a mani nude» e della mamma assassinata «brutalmente» e «senza ferite da bombardamenti», come ha spiegato il medico legale negando la versione dei terroristi.
Benjamin Netanyahu ha promesso «non perdoneremo e non dimenticheremo» la loro uccisione e ha congelato la scarcerazione dei detenuti palestinesi, tra cui il terrorista Salama Katkawi. I media palestinesi riferiscono intanto della morte di Nael Obeid, ex detenuto palestinese liberato la scorsa settimana nello scambio di ostaggi. Sarebbe morto dopo una caduto dal tetto della sua casa a Issawiya.
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