Dopo 50 anni l'America vuole sapere cosa accadde davvero alla Baia dei porci

Il 17 aprile 1961 un gruppo di esuli cubani, addestrati e guidati dagli Usa, sbarcò sull'isola per deporre Fidel Castro. Fu un disastro, il corpo di spedizione attaccato e le due navi appoggio americane affondate. Su 1.453 uomini impiegati, 26 furono portati in salvo, 104 uccisi, 134 dispersi e 1.189 fatti prigionieri

Proprio nel corso dell'anniversario dello sbarco alla Baia dei Porci, giusto 50 anni fa, il gruppo di ricerca americano «National security archive» ha presentato una denuncia alla Corte federale di Washington chiedendo alla Cia di rivelare completamente la storia della fallita invasione ordinata dal presidente Kennedy e realizzata da esiliati cubani addestrati dalla Cia.
L'operazione fu uno dei primi eventi che contrassegnò la breve presidenza del democratico John Fitzgerald Kennedy, ucciso a Dallas il 22 novembre 1963. Entrato in carica il 20 gennaio 1961, dopo aver vinto le elezioni dell'anno prima contro il candidato repubblicano Richard Nixon, si ritrovò tra le mani la questione della vicina isola di Cuba, dove Fidel Castro aveva sconfitto le truppe del dittatore Fulgencio Batista, cacciato dall'Avana il 1° gennaio 1959. Castro, mal visto dall'amministrazione americana, si avvicinò ben presto all'Unione sovietica virando il suo progetto inizialmente riformista, verso una politica comunista.
Alla Casa Bianca allora siedeva Dwight «Ike» Eisenhower, che iniziò un programma di consistenti investimenti per scalzare il capo dei «barbudos», come venivano chiamati i guerriglieri perché non potevano radersi durante la guerriglia nella giungla cubana. Eisenhower approvò una spesa iniziale di 4 milioni e mezzo di dollari per l'azione politica, la propaganda, lo spionaggio e le forze paramilitari. Un anno dopo, alla realtà dei fatti il costo della guerra per i contribuenti statunitensi fu di più di 46 milioni di dollari, più 53 milioni di dollari di risarcimento a guerra finita. In particolare, nel piano dell'Amministrazione era prevista un'invasione dell'isola da parte di esuli cubani che avrebbe dovuto unirsi a forze di opposizione interna e dare vita a una sollevazione contro il regime castrista.
Quando il programma venne completato però, non c'era più un repubblicano alla guida del Paese, ma il democratico Kennedy che si ritrovo sul tavolo il progetto di invasione. Molti elementi di spicco del suo staff cercarono di dissuaderlo: come il generale Lyman Lemnitzer, coordinatore dei capi di stato maggiore congiunto (Chairman of the Joint Chiefs of Staff), Robert McNamara, segretario alla Difesa e Arthur Schlesinger, assistente speciale di Kennedy in materia di politica estera. Ma Jfk invece diede la sua approvazione e il 17 aprile 1961 ebbero inizio le operazioni. Le navi americane furono attaccate subito dagli aerei cubani e due furono affondate: quella con munizioni, radio ricetrasmittenti e rifornimenti e quella che trasportava il carburante. Il 18 aprile gli assalitori si resero conto che senza cibo né acqua, senza comunicazioni fra loro, senza munizioni e senza carburante per i carri armati e i camion che avevano sbarcato e senza alcun appoggio dei locali erano in una situazione insostenibile e fu ordinato il ritiro. Il 19 aprile iniziarono le operazioni di evacuazione dei superstiti. Ne furono salvati solo 26 da un sottomarino, altri 1.189 (tra loro anche alcuni americani) furono catturati e fatti prigionieri, 104 morirono, mentre dei rimanenti 134 soldati non si è saputo più niente.
Ora a distanza di 50 anni il «National security archive» ha chiesto alla Corte federale di Washington di imporre alla Cia di rivelare completamente la storia dello sbarco. A suo tempo lo storico della Cia, Jack Pfeiffer, aveva impiegato nove anni per compilare un rapporto. In esso si chiarifica il ruolo di Richard Nixon, allora vice di Eisenhower, quale strenuo sostenitore di un piano per scalzare Castro. Responsabilità poi ricaduta, alla scadenza del mandato di Ike, sull'amministrazione Kennedy.

Ma si sarebbe trattato solo di una parte del resoconto e per questo il «National security archive» già nel 2005 aveva presentato una prima richiesta per poter accedere alla parte non ancora resa pubblica, sostenendo che i servizi segreti americani lo avessero nascosto. Senza ottenere risposta e per questo l'Nsc è tornato alla carica passando attraverso la magistratura.

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