Franco Ordine
Gli stadi italiani di calcio sono sbagliati e da rifare, parola di Adriano Galliani, presidente della Lega «pro»: «I prezzi dei biglietti, tra i più bassi in Europa e invariati da due anni, sono eventualmente una concausa del calo: da noi si vede poco, male e sotto la pioggia. Così non si può continuare», ecco la diagnosi di Galliani, fatta propria dallintero consiglio di Lega schierato al gran completo (assente Cellino, rientrata a Roma per un lutto Rosella Sensi) nellintento di trovare un accordo sulla spinosa materia della mutualità. Qui serie A e serie B sono ancora alla minaccia di carte bollati e di ricorso in tribunale per definire la pratica del divorzio tra le due categorie ormai inevitabile. Il contenzioso è sulla cifra degli alimenti: la serie B pretende 105 milioni di euro per tre anni, la serie A minaccia di fermarsi a 68 milioni in ossequio a una vecchia delibera. Nuova assemblea il 14 ottobre.
Nel frattempo lemergenza stadi mette daccordo le due anime. Ma il calcio non batte cassa. Anzi è disposto ad assumersi lonere della costruzione in cambio delle concessioni per centri commerciali, alberghi, ristoranti, bar con cui ornare gli impianti del futuro, tutti coperti, oltre che sicuri. «Altrimenti i progetti non stanno in piedi», è la spiegazione di Galliani. LArena di Gelsenkirchen è il suo modello di riferimento: 60mila posti, tutti numerati e a sedere, impianto coperto. «È costato duecento milioni di euro, nel 2015 i tedeschi dello Schalke finiranno di pagarlo».
Nel resto dEuropa hanno già provveduto Germania e Francia, Austria e Svizzera lo stanno facendo. «Gli europei del 2012 possono essere una spinta ma dobbiamo partire subito, in caso contrario pure in questo settore andremo incontro a un declino», è la lettura di Galliani. Per la prima volta anche San Siro viene messo in discussione: «È uno dei meno peggio, ha funzionato sotto il diluvio di domenica grazie allinstallazione di idrovore ma è gestito da due squadre che non sempre sono daccordo e il primo anello è stato costruito negli anni 20». Ma è bene non illudersi, anzi a giudicare dalla norma ad hoc per il Treviso inserita nel decreto anti-violenza approvata dalla Camera ieri, cè da immaginare il peggio. Con una trovata infatti, il Treviso potrà aggirare il decreto Pisanu e giocare nel suo minuscolo stadio da 8mila posti. Contento Gentilini e i suoi sodali della Lega.
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