Milano - La sicurezza delo Stato viene prima di tutto, aveva detto la Corte Costituzionale. E il tribunale di Milano si adegua: i vertici del Sismi - il servizio segreto militare oggi ribattezzato Aise - che da due anni sedevano sul banco degli imputati per il sequestro dell'imam estremista Abu Omar vengono prosciolti in blocco. Né Nicolò Pollari, ex direttore del servizio, né il suo capo del controspionaggio Marco Mancini, né gli altri 007 italiani accusati di avere collaborato con la Cia per far sparire Abu Omar dalla circolazione possono venire condannati. Nei loro confronti la sentenza pronunciata dal giudice Oscar Magi applica una clausola di proscioglimento che ben poche volte è risuonata in un'aula di giustizia dell'Italia repubblicana: "segreto di Stato".
Qualunque cosa sia sucessa a Milano la mattina del 17 febbraio 2003, qualunque ruolo abbia avuto l'intelligence italiana nello spalleggiare la rendition organizzata - in base alle direttive del presidente George W. Bush - dai servizi americani, tutto questo è coperto dal segreto di Stato. Come più volte affermato dai nostri governi, sia sotto la presidenza Prodi che sotto la presidenza Berlusconi. E come confermato dalla Corte Costituzionale che - sciogliendo lo scontro frontale tra magistratura milanese e potere politico intorno a questa vicenda - ha ribadito la piena legittimità del segreto di Stato. L'interesse alla sicurezza nazionale, aveva detto la Consulta, prevale su ogni altro interesse, perchè da essa deriva la sopravvivenza stessa dello Stato. Rendere pubblici i rapporti tra la nostra intelligence e quella dei nostri alleati, aveva detto la Corte in sostanza, renderebbe l'Italia un paese a sicurezza limitata. Escono di scena dunque i nostri 007 (con l'eccezione di Luciano Seno e Pio Pompa, condannati a tre anni per favoreggiamento).
Condanne pesanti, invece, per i loro colleghi americani: otto anni per l'ex capo della sede milanese Bob Lady, e cinque al folto gruppo di agenti operativi che - lasciandosi alle spalle una incredibile e quasi grottesca serie di tracce - prelevarono materialmente l'imam a Milano. Condanne destinate a non venire mai espiate, perchè gli uomini e le donne della Cia (qualunque fosse il loro vero nome) hanno da tempo lasciato l'Italia e se ne stanno al sicuro in America. Prosciolti perchè coperti da immunità diplomatica Jeff Castelli, ex capo della Cia in Italia, e due suoi collaboratori. Ad aiutare materialmente gli americani a rapire Abu Omar fu il carabiniere dei Ros Luciano Pironi, che dopo essere stato individuato confessò il suo ruolo e collaborò con gli inquirenti. Pironi, che ha patteggiato la pena a due anni, resta l'unico italiano condannato con sentenza definitiva per sequestro di persona in questar una vicenda destinata - nel bene e nel male - a restare negli annali della storia giudiziaria di questo paese. Il portavoce del dipartimento di Stato americano, Ian Kelly, ha subito espresso "disappunto" per la condanna degli ex agenti della Cia: "Siamo delusi dal verdetto".
A botta calda, davanti alle telecamere, il procuratore aggiunto Armando Spataro non nasconde la sconfitta ma rivendica la correttezza del proprio operato: "La verità dei fatti è quella ricostruita dalla Digos e dalla procura di Milano nel corso delle indagini. Sono stati condannati tutti gli autori americani del sequestro di Abu Omar.
Quanto agli ex funzionari del Sismi, la sentenza dimostra che c’erano gli elementi per incriminarli". Solo dopo avere letto le motivazioni, dice il procuratore aggiunto, deciderà se presentare appello contro il proscioglimento degli 007 italiani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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