"Adoro Dalila Di Lazzaro ma l'icona è Liz Tylor. Kate Moss? La più brava"

Le amiche, le muse e le modelle: "L'unica cosa che non perdono a una signora è la trascuratezza"

"Adoro Dalila Di Lazzaro ma l'icona è Liz Tylor. Kate Moss? La più brava"

Ermanno Scervino ha una magnifica ossessione: l'eleganza sartoriale per cui una bella donna come Marlene Dietrich poteva meravigliosamente vestire i panni di un uomo. Eppure il designer milanese di nascita e fiorentino d'adozione è letteralmente fissato con i pizzi, le trasparenze e ultimamente il corsetto con tanto di stecche che solo lui sa fare senza togliere il fiato a una povera donna. Nasce così un dialogo serrato sull'ideale femminile di un uomo che ha vestito e veste grandi bellezze del cinema e dell'alta società.

Da quanti anni vesti le donne?

«Nella mia testa da quando avevo 12 anni: era il mio sogno. Nella realtà dopo i 21 anni, l'età in cui all'epoca si diventava maggiorenni».

La prima donna famosa che hai vestito?

«Dalila Di Lazzaro con cui ho subito costruito un magnifico rapporto d'amicizia che dura ancora oggi. Ci siamo conosciuti a casa sua e lei si era appena separata dall'uomo che aveva sposato giovanissima perché nel '69, a neanche 16 anni, aveva avuto Christian, il figlio che ha voluto e amato con tutte le sue forze. La tragica scomparsa del ragazzo ad appena 22 anni, l'ha quasi uccisa».

Il padre chi era?

«Un bellissimo ragazzo che faceva il fruttivendolo. Lei lo lasciò quasi subito: non erano compatibili».

A «Belve» lei ha raccontato di aver subito ben cinque violenze carnali, è vero?

«Temo di sì. Eppure non ha mai smesso di credere nell'amore. A suo modo è stata un'icona, un vero animale di razza. A 16 anni faceva la sciampista, ancora oggi a volte sbaglia gli accenti delle parole, ma non importa: è una creatura racé. Del resto Andy Warhol fece una storia di copertina sul suo giornale, Interview, in cui scrisse: Prima Gina, poi Sofia and now Dalila di Lazzaro. Sono d'accordo con lui».

Oltre a Dalila in quel periodo chi vestivi?

«Clio Goldschmidt che era figlia di un celebre naturalista inglese. Sposò in prime nozze Carlo Puri Negri da cui ha avuto Talita. Erano una bellissima coppia, sono stato al loro matrimonio a Genova con Dalila. Clio si è poi sposata una seconda volta con lo scrittore Mark Shand, fratello di Camilla Parker-Bowles, dunque è cognata della regina d'Inghilterra».

Tu hai conosciuto l'attuale regina nell'oasi di Siwa dove avevi un ricamificio, cosa pensi di lei?

«Una donna simpaticissima e molto gentile. Volle visitare il ricamificio e si sedette per terra a chiacchierare con le lavoranti. Gli uomini non erano ammessi perché Siwa è rigidamente mussulmana così rimasi fuori a parlare con Sua Altezza che la tenne d'occhio per tutto il tempo dalla finestra aperta. Al momento di andar via lei ebbe qualche difficoltà ad alzarsi e lui le allungò una mano per aiutarla da fuori. Dire che quei due si amano è poco».

Anni fa hai fatto una sfilata dedicata alle star di Hitchcock, sono loro le tue icone di stile?

«Senza dubbio Grace Kelly era straordinaria e inimitabile. Anche Kim Novak era bellissima. Ma per quella sfilata ho pensato più all'eleganza del regista che determinava lo stile delle donne. Le attrici di Hitchcock erano tutte bionde, altere e apparentemente distanti. Ma trasmettevano l'idea del ghiaccio bollente che volevo dare con quella collezione».

Dunque chi sono le tue icone cinematogafiche?

«Elisabeth Taylor in sottoveste e pelliccia buttata sulle spalle ne La gatta sul tetto che scotta. Ho sempre rifatto quell'immagine a modo mio: le sottovesti in cashmere sotto la giacca del piumino, oppure con sopra un grosso pullover maschile. Poi adoravo Ava Gardner con quelle ali di gabbiano al posto delle sopracciglia: una donna curatissima».

Delle dive di oggi ti piace qualcuna?

«Tante, tutte quelle che ho vestito e vesto. Nicole Kidman per esempio è uno splendore. Invece Angelina Jolie è una con grande carattere. L'ho conosciuta a Los Angeles quando suo padre, Joh Voight, girava il film The Champion con Zeffirelli. Era una ragazzina, ma aveva già un suo modo di essere e pensare ben preciso, tremenda a dirla tutta. Poco dopo si è tolta il cognome paterno: odiava il papà che aveva lasciato la madre condannata a morte da un tumore. Ho anche fatto i costumi di Cher per il film di Zeffirelli Un tè con Mussolini. È stata due mesi a casa mia ed essendo rigidamente vegetariana era pazza degli spaghetti al pomodoro che faccio saltare in padella con il pomodoro fresco. Potrei anche citare Sandra Bullock, Jennifer Lopez, Amal Clooney, la regina Rania di Giordania: donne molto diverse tra loro ma tutte accomunate dalla grande cura che hanno di loro stesse. Ecco a una donna non perdono la trascuratezza, è un peccato mortale».

Eppure tra le tue modelle c'è anche Kate Moss, una che è stata fotografata in condizioni pietose...

«Però è una grande professionista. Posso dire che lavora come una pazza, proprio non si risparmia. Quando è sul set dà il massimo e capisci che sa il fatto suo perché ti agevola in tutto».

Che rapporto hai con le tue modelle?

«Ottimo. Natalia Vodianova ha fatto il suo primo lavoro con me. A febbraio era a Milano di passaggio ma è venuta a salutarmi nel backstage e farà Pasqua a Firenze con me e tutta la famiglia.

Pochi giorni prima della sfilata avevo fatto un vestito a Bianca Balti per San Remo e mi sono commosso a vederla così bella, elegante e coraggiosa. Poi c'è Maria Carla Boscono che è un'affezionata: ha sfilato spesso e fatto tante campagne con me. La bellezza da sola non basta. Ci vuole quel qualcosa in più che ti rende speciale».

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