E una volta tanto l'enfasi pubblicitaria corrisponde alla realtà. Perché quella che nel 1974 aprì al Sistina di Roma, e che oggi celebra i suoi cinquant'anni d'inesauribili trionfi (otto edizioni e due milioni di spettatori solo in Italia; oltre 32 edizioni in dieci lingue diverse) è davvero - come recitano i manifesti - «la commedia musicale italiana più applaudita al mondo». Fra tutti gli amatissimi capolavori firmati Garinei e Giovannini, Aggiungi un posto a tavola è, anche grazie al concorso di altri geni dello spettacolo come Armando Trovajoli alle musiche, Gino Landi alle coreografie, Giulio Coltellacci a scene e costumi, il più amato di tutti. «Quale altro spettacolo ha visto il suo titolo diventare un modo di dire proverbiale? Quale altro solleva la stessa, immutata onda di affetto e gratitudine?».
In vista del debutto romano con cui, dal 29 al Teatro Brancaccio e poi in tournée in tutta Italia, riprenderà l'ecumenico ruolo del parroco di montagna incaricato dal Padreterno di salvare l'umanità dal secondo diluvio universale (e che mezzo secolo fa era interpretato da Johnny Dorelli), Giovanni Scifoni ha visto tutto questo coi suoi occhi. «Il pubblico conosce a memoria non solo tutte le canzoni di questo spettacolo, ma anche tutte le battute. Le recita con noi, addirittura ride prima ancora che le abbiamo pronunciate. In cinquant'anni Aggiungi un posto a tavola ha attraversato le generazioni, è diventato patrimonio comune. Oggi non è più solo uno spettacolo: è un rito collettivo».
Inutile mettere in conto gli (impossibili) confronti con gli interpreti originali: «Se pensassi di paragonarmi a Dorelli dovrei sparire. Ma farò del mio meglio: ho preso lezioni di canto, mi preparo da mesi». Gli fa eco Lorella Cuccarini (nella foto; temerario anche il suo raffronto: la Consolazione di cinquant'anni fa era Bice Valori). «Questo è lo spettacolo dei miei sogni: è stato proprio vedendolo cinquant'anni fa - ne avevo nove - che scoprii il mio amore per il musical. La mia Consolazione sarà diversa; com'è inevitabile, e giusto, che sia».
Tutti fanno affidamento su un meccanismo scenico che, afferma Marco Simeoli, incaricato d'interpretare il sindaco ateo (allora era Paolo Panelli) ma anche di recuperare la regia originale di Garinei e Giovannini, «è talmente geniale da andare praticamente da solo.
Tutto, in questo musical, è assolutamente perfetto: testo, canzoni, scene, costumi. Perfino la mitica colomba della pace che vola sul pubblico nel trascinante finale. Non abbiamo da fare altro che riprenderlo com'è. E riproporlo intatto ai tanti che lo adorano».
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