Vittorio Agostino candidato a sindaco di Chiavari riparte da dove era rimasto nel 2002. Dai «progetti già dotati di copertura finanziaria» che aveva lanciato allora. Con i simboli di «Chiavari avanti così» e «Uomini e Città» formato extra-large sulla parete del point di Via Garibaldi. Una virata a ritroso sulla giunta di centro sinistra che «s'è sciolta da sola-insiste lui-. Hanno preso atto degli umori della gente. Sono caduti sulle case comunali, sul Torriglia. Loro che dovevano spingere sul sociale».
Poi la perdita della Bandiera Blu, «dopo anni di battaglie e denunce a mio carico per ottenerla». L'affondo sulla trasparenza: «Hanno messo il veto sulla visione di documenti pubblici ai consiglieri. Mai visti i progetti di Corso Assarotti, Colonia Fara, depuratore comprensoriale. Hanno mentito sull'ambiente incaricando una società di certificarne la qualità. Ma la certificazione non è mai arrivata ed è costata 100.000 euro». Adesso si riparte. «Ci troviamo a rifare scelte di quattro anni fa. Corriamo da soli, c'è già un programma predisposto ed è in continuità con l'operato di allora. Perché la scelta è tra serietà e pagliacciate». Pulizia, impianti pubblici da ripristinare, sicurezza, tribunale, case comunali, fronte mare, sedi per attività sportive, parcheggi interrati, ampliamento cantieri nautici. «Che Chiavari torni a investire, e ne trarrà vantaggio la società circostante». Sull'accordo saltato con la Cdl: «Essere soli significa indipendenza dalle segreterie dei partiti, dalle segretarie provinciali e regionali. I problemi di Chiavari vanno discussi a Chiavari, non in altre sedi». Agostino fa i conti, che nove simboli da coordinare erano troppi.
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