Ah già, il Tibet

Franco Frattini, più che da ministro degli Esteri, dovrebbe studiare da addetto alle pubbliche relazioni: a margine della sua gestione del caso Cina, inteso come caso Tibet o, insomma, caso Olimpiadi, altro non viene da dire. A maggio, intervistato dal Financial Times, disse che non avrebbe incontrato il Dalai Lama per non provocare «gli amici cinesi»: e noi rimanemmo di sale, perché erano le stesse parole che aveva pronunciato Prodi quando rifiutò di incontrare il capo spirituale tibetano. E noi con Prodi eravamo stati durissimi. Ora che dovremmo dire? Il 10 giugno Frattini ha incontrato il suo omologo Yang Jiechi e ha detto che «boicottare le Olimpiadi è inaccettabile, perché a subirne le conseguenze sarebbe solo lo sport e non la politica». Una frase, con rispetto parlando, che un alunno delle scuole elementari troverebbe semplicistica: ma forse le principali democrazie del mondo non ci avevano pensato. «Italia miglior amico» ha replicato il ministro degli Esteri cinese: che bel quadretto.

Morale: l’Italia a Pechino sarà formalmente presente, ma senza la presidenza del Consiglio, ci sarà solo un sottosegretario. Una soluzione all’italiana. Un consiglio: fate un bel sondaggio su che cosa ne pensano gli elettori di centrodestra, poi fateci sapere.

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