Milano - «Quando è stata scoperta l’America? Dica 1492». «1492». «Bravo, promosso, avanti un altro». L’esaminatore che fornisce la risposta esatta: il sogno di ogni studente. Un sogno che in alcuni casi, anche dopo aver abbandonato la scuola, può diventare realtà; e per una volta non si parla di professori universitari che prendono bustarelle o d’esami pilotati per fare assumere l’amico dell’amico. No, in Italia tutti, indifferentemente, possono sapere la domanda prima che venga posta, e avere addirittura la risposta corretta prima di sedersi di fronte alla commissione. Basta avere a che fare con la pubblica amministrazione.
Il 14 luglio scorso il ministero per i Beni e le Attività culturali ha bandito un concorso pubblico per assumere 500 professionisti. Si tratta del primo bando del genere da oltre dieci anni, e il numero delle candidature pervenute agli uffici del ministero testimoniano pienamente la «fame» di impieghi nel settore. In 159.439 hanno mandato curriculum vitae, dati anagrafici e ruolino accademico. Calcolatrice alla mano, vorrà dire che per ogni futuro assunto altri 319 saranno scartati. Una selezione spietata, difficilissima. La falce della meritocrazia spezzerà i sogni di tanti, ma assicurerà al contempo che i futuri archeologi, archivisti, bibliotecari, funzionari amministrativi e architetti di Stato saranno la crema della crema delle giovani menti italiane.
Non necessariamente. Andando a spulciare la modulistica pubblicata sul sito web del ministero, viene il sospetto che saranno assunti semplicemente quelli dalla memoria migliore. Non servirà conoscere a menadito la letteratura latina, né padroneggiare alla perfezione la storia etrusca. Sarà sufficiente mandare a memoria - proprio come si faceva con le tabelline - le risposte ai quiz a risposta multipla che il ministero ha pubblicato in bella vista sul suo portale. Dall’aiutino ad personam all’agevolazione indifferenziata per tutti. Del resto è la pubblica amministrazione.
«Non è possibile pensare che le commissioni debbano esaminare 160mila elaborati - fanno sapere dal ministero -. Se facessimo così i posti verrebbero assegnati tra altri dieci anni. I quiz a risposta multipla sono l’unica metodica per la preselezione di una mole di candidati simile».
Certo. I quiz a scelta multipla sono l’ideale per «scremare» i concorrenti. Ma perché fargli sapere prima le domande? E, soprattutto, perché fargli avere prima anche le risposte? Già, perché navigando sul sito beniculturali.it ci si imbatte facilmente nelle domande che comporranno la preselezione; e, come scrive lo stesso ministero, «per ciascun quesito sono riportate quattro alternative di risposta (A, B, C e D): si segnala che la risposta esatta è sempre quella contrassegnata con la lettera “A”». Più facile di così.
«Bisogna considerare che le domande sono oltre 4mila, suddivise in blocchi tematici. Non è pensabile che un candidato impari a memoria tutte le risposte. E qualora lo facesse, è anche questo indice di impegno e serietà. E poi non dimentichiamo che questa è solo una preselezione, i candidati che la supereranno affronteranno altre numerose prove specifiche per il ruolo cui concorrono. Senza considerare che anche per accedere alla preselezione occorreva soddisfare requisiti stringenti. Per esempio, chi ha avuto accesso alle selezioni per gli archeologi ha una laurea magistrale e un dottorato in archeologia o un diploma in una scuola di specializzazione».
D’accordo di nuovo. Alla fine i futuri nuovi architetti e compagni saranno nonostante tutto certamente competenti.
Ma perché fare delle preselezioni così bizzarre? Non si rischia così che i soggetti migliori possano essere eliminati da una preselezione che premia soltanto la capacità di imparare a memoria (nonché la disponibilità di tempo per farlo)? «Fanno tutti così - sentenziano i collaboratori del ministro Bondi -. Per tutti i concorsi pubblici, per tutti gli esami banditi dalla pubblica amministrazione. Sono le regole».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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