Gli Stati Uniti si affannano ancora nella Grande depressione, a Roma si fonda lIri per salvare le banche italiane. A Berlino cè un nuovo cancelliere: Adolf Hitler. È il 1933 e il Führer, ottenuti i pieni poteri dal Parlamento, lancia la Germania in un poderoso sforzo di riarmo e di potenziamento dellindustria. Hitler confida molto in quella automobilistica, vuole rilanciarne limmagine. Lancia la sua idea: creare una macchina che sbaragli le concorrenti nei Gran premi, per dimostrare la superiorità della tecnologia tedesca.
Offre un finanziamento, per la verità piuttosto modesto, più che altro un incentivo: 500mila Reichmarks. Ne parla con un celebre pilota, Hanz Stuck, e un abile progettista, Ferdinand Porsche (lo stesso a cui il dittatore consegnerà i suoi disegni per una nuova auto: il Maggiolino). Sono le origini della D-Type, la «Porsche del Führer», lauto che Christies metterà allasta il 16 febbraio a Parigi, in occasione di Retromobile, una delle più importanti esposizioni dauto depoca del mondo. E se gli esperti della casa daste inglese hanno fiutato bene il mercato, la D-Type potrebbe battere ogni record. Si punta a sfondare il tetto dei 9 milioni di euro, polverizzando gli 8,2 milioni del primato attuale, detenuto dalla Bugatti Type 41 del 1931. Proprio come la D-Type polverizzò i record di velocità delle avversarie sui circuiti di tutta Europa. Il professor Porsche, padre dellazienda automobilistica oggi famosa nel mondo, creò un bolide dalle prestazioni incredibili, e non solo per lepoca. Il prototipo, a 16 cilindri, si chiama P-Wagen. La D-Type è la sua evoluzione, a 12 cilindri, con la potenza esplosiva di oltre 600 cavalli. A costruirlo è Auto Union, un consorzio formato da quattro aziende: Horch, Audi, Dkw e Wanderer. Il simbolo del gruppo è formato da quattro cerchi in linea, a simboleggiare i quattro marchi (quel simbolo esiste ancora: guardate una qualunque Audi in circolazione). La D-Type permetterà a Hitler di levarsi parecchie soddisfazioni. A luglio del 35 i gerarchi tedeschi subiscono lultima umiliazione. Al Gran premio del Nürburgring sperano di poter premiare un pilota tedesco su unauto tedesca e invece gli tocca stringere la mano al signor Nuvolari Tazio Giorgio da Castel dArio, provincia di Mantova, al volante di una Alfa Romeo. Un affronto che non dimenticheranno. Sarà lultima vittoria della casa di Arese. Da quel momento in poi il Gran premio sarà un affare tedesco. Anche lasso Nuvolari finirà a correre per le scuderie germaniche, Auto Union inclusa. Il campione lombardo, dicono da Christies, ha tagliato per primo il traguardo del Gran premio di Belgrado del 39, proprio alla guida della D-Type ora allasta a Parigi.
Dopo quella vittoria arriva loblio della guerra e lesilio: gli stabilimenti dellAuto Union sono a Zwickau, nella fetta di Germania che resta chiusa dietro la cortina di ferro. I russi metteranno le mani su tutto, compresa quella splendida auto, che viene portata in Unione sovietica e studiata come una cavia da laboratorio. Un fortunato collezionista lha ritrovata 15 anni fa sezionata come unanguria e con i pezzi in attesa di finire sotto una pressa.
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