Social network, videogiochi, chat, portali per incontri. Quanti rischi corre un ragazzo che si tuffa nella realtà virtuale trascorrendovi quasi tutto il suo tempo libero? Una domanda che si sono doverosamente posti esperti ed addetti ai lavori del mondo della scuola che si sono incontrati a Brescia per la cinquantesima edizione di Scholé. Un appuntamento che è oramai una tradizione per pedagogisti d'ispirazione cristiana. Due giorni durante i quali si sono accesi i riflettori su «l'educazione fra reale e virtuale», e sono stati indagati i temi cruciali legati ai processi educativi, familiari e scolastici. Un centinaio circa gli studiosi affluiti da diversi atenei italiani al Mater Divinae Gratiae di Brescia invitati dal Segretario di Scholé, Luciano Pazzaglia con l'intento di chiarire quale linee debba assumere l'impegno educativo in un contesto in cui la realtà viene ogni giorno sempre più erosa dalla virtualità.
Dal convegno emerge come per i cattolici questa sia « una riflessione sempre più urgente non solo perché il virtuale, forte delle strutture e delle dinamiche di cui può avvalersi, si fa sempre più pervasivo, ma soprattutto perché, a sua volta, il reale in sé si va sempre più scomponendo e dissolvendo». Nel suo intervento, «Le categorie di reale e virtuale», Roberto Diodato ha sottolineato potenzialità e rischi di una realtà virtuale sempre più immersiva che occorre governare.
«Stiamo passando da un virtuale debole, facilmente manipolabile a un virtuale forte», spiega il filosofo che teme gli effetti che si paleseranno quando la rete non sarà più solo un fenomeno visivo e uditivo, come per lo più è oggi, ma tattile e olfattivo, come le ultime tecnologie già consentono. Per Diodato quanto più la ricerca saprà simulare il reale con il virtuale tanto maggiori saranno i rischi.
Nella relazione del sociologo Piermarco Aroldi, «Reale e virtuale nei processi socio-culturali dell'odierna società italiana», si sottolinea la continuità spazio-temporale fra reale e virtuale,esperienze offline e online, dove, almeno per quanto concerne il discorso dei social network , i comportamenti obbediscono a nuove regole, ma, riflette Aroldi, pur sempre dentro logiche tradizionali e dove contano soprattutto concetti come la «reputazione». Da Aroldi un invito diretto agli educatori a condividere tutto con i ragazzi facendo però loro capire «che in rete o fuori dalla rete l'etica non cambia» e che «le responsabilità sono le stesse». Pier Cesare Rivoltella, «Reale e virtuale a scuola tra apprendimento e didattiche», introduce il concetto di pedagogia del tempo. «Per esercitare il controllo sullo spazio abbiamo rinunciato al controllo sul tempo.
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