Allegri e Galliani hanno alzato la voce. Al momento giusto, verrebbe da chiosare al volo. Appena hanno colto qualche debole segnale di cedimento fisico e psicologico all’emergenza e al ko di Napoli. «Le cose non ci vanno bene e molto dipende da noi: ci vuole più cattiveria, maggiore determinazione, bisogna lavorare da squadra» l’ammonimento del livornese. Niente processi a porte chiuse ma un bel cicchetto pubblico per registrare sintonia e motivazioni e ricaricare le pile oltre che le sicurezze prima di sfidare la bestia nera della stagione tricolore, l’Udinese (solo due pareggi). Galliani, intervenuto ieri sera a Milanello per il rito della vigilia, ha fatto il resto. Al Milan è scattato l’allarme e forse c’era bisogno di quei tre ceffoni subiti a Napoli da Cavani per dimenticare le lodi e gli allori incassati da maggio fino a Pechino, ai primi di agosto, e preoccuparsi dell’immediato futuro. «Per ottenere i risultati dell’anno passato non basta essere favoriti a parole, bisogna guadagnarseli» l’altro monito. A ben riflettere è lo stesso concione tenuto venerdì, in gran segreto, dinanzi al gruppo rossonero schierato, quindi prima di volare a Napoli: ha avuto fiuto Allegri, anticipando le mollezze denunciate nel secondo tempo a Napoli, persino le ingenuinità clamorose tipo concedere al Napoli il contropiede devastante di Gargano concluso da Cavani. Meritate perciò le censure e i paragoni con l’Inter. «Ce lo meritiamo» è stato il suo secco commento. Niente scuse, insomma. E niente alibi nei confronti dell’arbitro Tagliavento, apparso fuori forma solo su un fronte. «Gli arbitri a volte sbagliano a favore a volte contro» è la sua idea, condivisa da Galliani che pure l’anno prima, prendendo nota di un paio di gol annullati misteriosamente, denunciò alla seconda di campionato, al ritorno da Cesena, un clima ostile.
Già l’anno prima, a Cesena, il Milan cadde e anche allora quel capitombolo gli procurò qualche beneficio nelle settimane successive. «Prendemmo gol in contropiede, proprio come contro l’Udinese» la segnalazione tutt’altro che involontaria di Allegri, convinto come noi critici, che parte della sconfitta di Napoli sia da addebitare alla mancanza di attenzione e tensione. Certo le assenze pesano e peseranno, specie se si tiene conto della scansione dei recuperi. Fuori gioco Gattuso (paresi al nervo ottico), Robinho (pubalgia), possibile tra Champions e Juve il ritorno di Ibrahimovic, i cui controlli di ieri mattina hanno fornito esiti incoraggianti. Allegri ha alzato la voce col Milan, ma ai più discussi ha concesso ancora credito e fiducia. Mossa indispensabile per mancanza di alternative, Inzaghi è al debutto in panchina ma non può garantire grandi perfomances. «Pato e Cassano sono stati criticati, a mio giudizio hanno disputato una buona partita e questo dev’essere uno stimolo per loro»: Allegri se l’è cavata così prima di defilarsi rispetto alle voci di un ritorno di Paolo Maldini nel gruppo, come ufficiale di collegamento tra squadra e società, insomma il ruolo tenuto da Leonardo con Ancelotti.
Il Milan è nelle curve e con l’Udinese rischia di finire fuori strada. «Attenti al leone ferito» la chiave di lettura data da Guidolin che ha chiesto a Di Natale gli straordinari, 4 partite in 11 giorni per mancanza anche qui di ricambi.
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