Ignazio Mormino
Uno studio condotto da Eurisko in collaborazione con la Fondazione Charta e la Scuola SantAnna di Pisa su una vasta popolazione di studenti ed impiegati ha accertato che in 35 luoghi di studio e di lavoro su 100 «sono presenti parecchi fattori di rischio che moltiplicano i disturbi respiratori nei soggetti allergici». Questa situazione provoca ripetuti starnuti, congestione nasale, lacrimazione e - come corollario - riduce lattenzione degli studenti e la produttività degli impiegati.
La ricerca di Eurisko è stata presentata a Milano da pediatri, pneumologi e dai presidenti dei Federasma e dalla Fondazione Charta. Il professor Attilio Boner, cattedratico di pediatria allUniversità di Verona, ha citato le «linee guida» sulla respirazione dellOrganizzazione Mondiale della Sanità, che fanno una netta distinzione fra rinite allergica intermittente (stagionale, è più spesso legata ai pollini) e rinite allergica persistente, il cui sintomo dominante è la congestione nasale. Questultima, ha affermato, è la più temibile perché può trasformarsi, in oltre il 40 per cento dei casi, in una patologia preoccupante: lasma bronchiale.
Il dottor Mauro Calzolari, della Società italiana di Medicina generale, ha ricordato che «se non si interviene sullambiente anche i farmaci diventano meno efficaci». Tra le aule scolastiche e i posti di lavoro, sono questi ultimi i più pericolosi. Una ricerca condotta nel 2005 ha scoperto nelle fabbriche e negli uffici almeno 200 fattori di rischio per i soggetti allergici; questo dato non tiene conto di acari, muffe e dei pollini che arrivano dalle piante «decorative».
La «bonifica» degli ambienti, dunque, è il primo obiettivo. Sono stati fatti molti progressi, per esempio, nelle regole antincendio; ma non si è mai presa in considerazione la necessità di rendere più sicuri gli uffici, che spesso diventano focolai di allergie.
Lo studio che Eurisko ha condotto in tutta Italia per conto di Schering-Plough ha stabilito che questi rischi sono maggiori in Calabria (17 per cento) e in Emilia Romagna (16 per cento). In Lombardia si arriva all8 per cento, nelle tre Venezie al 5 per cento; però la presenza di «polveri» nocive negli uffici è altissima in Lombardia (il doppio della media nazionale). Naturalmente, non ci si può fermare a questa triste fotografia; bisogna anche pensare a modificare la situazione. In attesa degli interventi sullambiente serve un approccio terapeutico efficace, volto ad eliminare i sintomi allergici ma soprattutto a evitare lo sbocco nellasma bronchiale. Il professor Boner, nel corso del suo intervento, ha ricordato che le terapie del passato potevano intaccare la «vigilanza», provocando una certa sonnolenza.
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