"Landini lascia soli i lavoratori perché cerca sempre lo scontro"

Il leader della Cisl: "Sulla manovra abbiamo vinto noi"

"Landini lascia soli i lavoratori perché cerca sempre lo scontro"
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Segretario Sbarra, la Cisl ha scelto di dialogare col governo sulla manovra. Cgil e Uil che hanno proclamato lo sciopero. Come rispondete?

«Il dialogo ha già dato risultati. La manovra porta con sé numerosi interventi rivendicati dalla Cisl. È una legge di Bilancio che sostiene i redditi da lavoro dipendente con taglio strutturale del cuneo e accorpamento aliquote basse, ripristina la piena indicizzazione delle pensioni, sostiene famiglia e natalità, aumenta le risorse sulla sanità, proroga la detassazione sui premi di risultato, libera nuove risorse per rinnovare i contratti pubblici e finanzia la Zes al Sud. Poi, certo, si deve e si può ulteriormente migliorare. Dobbiamo superare i tagli agli organici della scuola, cancellare il blocco parziale del turnover nei pubblici uffici, aumentare le risorse per la sanità, tornare indietro nella sforbiciata al Fondo Automotive, incrementare le risorse per il Sud. La via maestra non è incendiare le piazze, ma confermare e rafforzare il confronto e la concertazione tra parti riformiste».

Sul tema dei contratti pubblici, Landini ha sottolineato l'inadeguatezza degli aumenti proposti rispetto all'inflazione, proponendo un referendum sugli accordi. Qual è la posizione della Cisl?

«Quando i rinnovi erano assolutamente fermi, nessuno parlava di rivolta. Oggi che tocchiamo il 6% di aumento, che si stanziano 5,5 miliardi sulla tornata 25-27, che ci si impegna all'accantonamento di risorse anche per il ciclo 28-30 si alzano barricate. Non vorrei essere polemico, ma il sospetto di approccio ideologico c'è. Ma così si lasciano soli i lavoratori e si finisce anche ai margini nei luoghi di decisione. È un modo di fare sindacato che non ci appartiene. Noi contrattiamo e portiamo a casa risultati, il che non vuol dire rinunciare al conflitto».

La Cgil ha criticato il protocollo sugli scioperi firmato per il Giubileo, definendolo coercitivo. La Cisl ha invece scelto di sottoscriverlo. Perché?

«La firma del protocollo non lede ovviamente il sacrosanto diritto di sciopero, assicurato dalla Costituzione. Ma individua in maniera pattizia alcune date di salvaguardia, per evitare disagi eccessivi a cittadini e turisti. Un accordo di responsabilità e buonsenso».

La questione salariale è centrale per Cgil e Uil, che criticano duramente la riforma fiscale. Qual è la vostra visione?

«Sarebbe bello se bastasse un salario minimo legale. Non è proprio così. Si rischia solo di schiacciare ulteriormente le retribuzioni medie. Quello che serve è una nuova e complessiva politica dei redditi. Le tasse sul ceto medio vanno abbassate, bisogna garantire il tempestivo rinnovo dei contratti scaduti e incentivare la contrattazione decentrata per elevare la produttività e redistribuirla su buste paga più pesanti e orari più leggeri».

Di fronte a un clima sociale teso, come si colloca la Cisl?

«La radicalizzazione, in atto già da qualche anno, sta subendo un'accelerazione preoccupante. In un Paese che ha visto le P38 in piazza bisognerebbe misurare con molta attenzione le parole. Dovremmo tutti darci una regolata e tornare ai fondamentali, alimentando un clima di coesione, concordia, che non significa vogliamoci bene, ma stare nel confronto serrato sui contenuti. È il sentiero verso un nuovo Contratto Sociale».

Cgil e Uil parlano di «cambiamento radicale del modello di sviluppo», cosa propone la Cisl?

«Il cambiamento radicale serve. Ma non può essere fatto in retromarcia, guardando al Novecento.

Dobbiamo proiettarci nel futuro con un approccio nuovo, rafforzare la democrazia economica. È un obiettivo che presuppone anche la piena attuazione dell'articolo 46 sulla partecipazione dei lavoratori alle decisioni e agli utili delle imprese».

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