Ecco perché la decisione della Corte dell'Aia resterà inapplicata

Sono i singoli governi che decidono se applicare la sentenza o meno. E non sono previste sanzioni

Ecco perché la decisione della Corte dell'Aia resterà inapplicata
00:00 00:00

Non arresteranno Netanyahu e Gallant, e in fondo è l'unica cosa che conta, o perlomeno quella che conta di più. Non li arresteranno perché questo anzitutto avverrebbe se per esempio entrassero negli Stati Uniti e in Russia e Cina (non proprio tre staterelli) che non riconoscono la Corte penale internazionale, oltre ovviamente a Israele. Quando la Corte fu istituita nel 2001, con lo Statuto di Roma, loro non firmarono. Quindi, domanda, i due rischierebbero l'arresto se entrassero in un paese (e sono 124 nel mondo) che accetta la giurisdizione della Corte? No. Sul piano teorico magari sì, come ha detto anche il ministro Guido Crosetto che ha usato le parole che deve usare un Ministro della Difesa: se ci sono delle regole bisogna applicarle.

Ma in concreto? In concreto è il singolo Stato che decide se arrestare (cioè eseguire le sentenze) e poi estradare all'Aia, in Olanda, dove c'è la Corte. Ma, altra domanda, qual è la sanzione per la Nazione che snobba la Corte? Nessuna. Proprio nessuna. Nel Pianeta a primeggiare sono ancora i rapporti economici prima che diplomatici, ergo di volta in volta ci si può mettere d'accordo, e basti guardare ai precedenti. Che poi non sono precedenti, sono attualissimi: la Corte dell'Aia il 17 marzo 2023 ha chiesto l'arresto di Vladimir Putin e Maria Belova (quest'ultima commissario Russo per i diritti dei bambini) e non è successo niente. Certo, i due da allora non si sono offerti alla bocca del leone e non hanno ossia affrontato viaggi in Ucraina o in Usa, ma Putin è stato per esempio in Cina, in Bielorussia, in Uzbekistan, in Kirghizistan (che riconosce il Trattato di Roma) e poi in Vietnam, in Corea del Nord ma anche in un altro paese, la Mongolia, che riconosce la giurisdizione della Corte e tuttavia ha ricevuto Putin (marzo 2023) con un tappeto rosso nella piazza centrale di Ulaanbaatar e soldati a cavallo e una banda musicale che suonava inni marziali; eppure, prima del viaggio, la Corte dell'Aia aveva dichiarato che la Mongolia era obbligata ad arrestare Putin come pure aveva esortato a fare il ministro degli esteri ucraino. Niente. Nessun tipo di ritorsioni da nessuno. Questo mentre a tutt'ora ci sono altre nazioni, nel cuore dell'Europa, che hanno dato eguale disponibilità: per esempio la Slovacchia.

In passato altri «arrestandi» (mancati) della Corte furono Omar al-Bashir (ex presidente sudanese, genocidio nel Darfur) e Saif al-Islam Gheddafi (Libia, crimini contro l'umanità). Diciamo che il primo ministro di Israele, a confronto, gode lievemente di maggior appoggi e solidarietà.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica