All'estero conoscono il prezzo della Storia

All'estero conoscono il prezzo della Storia

La memoria può essere un business. L'odore dei soldi dovrebbe supplire l'assenza di senso della storia, ma in Italia non succede nemmeno questo. In Francia i 70 anni dello sbarco in Normandia hanno fatto aumentare del 30 per cento i turisti: 8 milioni di visitatori, 400 eventi organizzati. Quasi metà dei viaggiatori era straniero. Sempre in Francia, il più apprezzato parco divertimenti, il Puy du Fou in Vandea, è a tema storico.

Da noi questo settore turistico è una piccola nicchia in cui pochi credono. I luoghi non mancano. Basta percorrere la pedemontana veneta da Vicenza alla riva del Piave per scoprire che ogni paese ha il suo piccolo museo, il cippo ai caduti, la targa commemorativa di una battaglia o di un gesto eroico. E lo stesso vale per il Friuli Venezia Giulia, regione che da sola ospita quasi metà delle località censite nel «patrimonio della memoria» della prima guerra mondiale. Qui non è la natura ad attirare l'attenzione ma l'uomo, e l'interesse non è un inno alla guerra ma il desiderio di nuove conoscenze e il valore culturale e storico dei luoghi e dei significati che vi sono legati. Vedere per capire e non dimenticare.

La mancanza di valorizzazione turistica è evidente se si considera che meno del 20 per cento dei visitatori viene dall'estero: tedeschi, austriaci, polacchi, ma anche francesi, olandesi, inglesi. Vincitori e vinti della Grande guerra. Non c'è un'integrazione con la vita di questi luoghi, le tradizioni, l'enogastronomia, il patrimonio artistico ma anche le bellezze naturalistiche: basterebbe abbinare il trekking ai sentieri alpini o alle linee delle trincee. I pochi percorsi esistenti sono noti soltanto al ristretto numero degli appassionati.

Secondo la ricerca Jfc, il fatturato potenziale del turismo della memoria in Italia arriverebbe a 50 milioni di euro. Ma il lavoro per raggiungere questo obiettivo è enorme. Spesso l'unico servizio turistico offerto è la semplice visita, magari senza una guida.

Due musei su 10 non garantiscono null'altro che l'apertura. Il percorso guidato è disponibile appena nel 15% dei casi. Il 10 per cento offre proiezioni audiovisive per rappresentare e sintetizzare gli avvenimenti bellici. E si trovano bar soltanto in 3 località su 100.

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