ALTA TENSIONE Mancini: «Caro Moratti non sono d’accordo»

ALTA TENSIONE  Mancini: «Caro Moratti non sono d’accordo»

Caro Gigi Del Neri, ha sentito dell’elezione in Lega di Ruggeri junior?
«Sì, e lo considero un gesto di gran classe e di stima nei confronti dell’Atalanta e della famiglia Ruggeri da parte del calcio italiano. Ne siamo orgogliosi».
E di Colantuono che vuole Doni a Palermo cosa pensa?
«Doni è un punto di riferimento per i giovani del vivaio che crescono sotto la sua ala, è reduce da 27-28 gol in due anni, è ancora integro fisicamente, è un positivo per tutto l’ambiente. Può far gola al Palermo e al suo allenatore che lo conosce e lo stima».
C’è in corso un dibattito asimmetrico: luci puntate sul Siena che deve giocarsela contro l’Inter...
«Già e lo trovo curioso, molto curioso. In forza di questo ragionamento, noi dell’Atalanta dovremmo andare in vacanza a Roma. Invece siamo in ballo e balleremo fino alla fine. Il calcio, lo sapete, sa essere traditore. Anche perchè non sarebbe il primo sgambetto fatto alle grandi, chiedete informazioni al Milan per conferma. Uno che ha capito l’antifona è Bruno Conti».
In che senso?
«Bruno ha ripetuto in queste ore un messaggio ai naviganti: attenti a non considerare l’Atalanta battuta in partenza. E ha ragione. Noi vogliamo fare bella figura e giocheremo al massimo. Anche perché siamo freschi, leggeri, non abbiamo la zavorra della preoccupazione, siamo riusciti a ottenere risultati persino superiori alle aspettative».
Lei, caro Del Neri, che ricordi ha lasciato a Roma?
«Fu un anno difficile, affrontato con grande coraggio. La società si stava ristrutturando, sul mercato non si poteva nè acquistare nè vendere, Capello era partito e con lui alcuni grandi campioni, bisognava garantire la transizione. Avevo l’abitudine di schierare 3 punte fisse, Montella visse l’ultimo anno da capocannoniere, giocavamo discretamente, niente a che vedere, lo ammetto, con lo spettacolo allestito dalla Roma attuale di Spalletti eppure non fu semplice condurre la nave in porto. Qualcosa di utile sono riuscito a fare».
A Roma come si trovò?
«Bene, conservo un ricordo piacevole delle persone incontrate oltre che della città e dei collaboratori della società».
Lei fu tra i primi a capire cos’era Cassano: una bomba a mano...
«Il calciatore è fantastico, il ragazzo meno. È un purosangue bizzoso, non era facile fargli capire gli errori commessi».
Inter prima e Roma seconda: è meritato l’ordine di arrivo e c’è sotto qualcosa?
«Hanno avuto entrambe le squadre alti e bassi, sono passate da curve a gomito. La Roma è rimasta più a lungo in Champions, è arrivata in fondo alla coppa Italia, ha buttato via qualche punto tra Livorno e Cagliari, ma non ho molto da rimproverarsi. Capita durante una stagione così stressante. L’Inter ha gestito meglio una crisi pericolosa: dopo il Liverpool ha perso sicurezza, oltre a giocatori fondamentali come Ibrahimovic. Con 3 punti di vantaggio può sentirsi lo scudetto sul petto».
A proposito di sospetti: col Livorno com’è andata? Mezza squadra squalificata, partita sotto la lente della procura federale...
«C’era un caldo infernale, abbiamo giocato una partita normale, neanche cattiva. Il Livorno forse doveva fare qualcosa di più. I sospetti mi sembrano fuori luogo, a questo punto che facciano piena luce, è stata una partita regolare. Noi puntiamo su giovani da cui ci aspettiamo tanto».


È pronto a scommettere su qualche nome?
«Pensi a Tissone, Padoin, Capelli, Guarente che giocava in serie B. Hanno poco più di 20 anni e quando tocca a loro si lanciano nella mischia come marines. È la missione di una società come l’Atalanta».

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