La federazione di pugilato ribalta la follia trans: "Khelif non può combattere con le donne"

Bufera sulle Olimpiadi, la federazione tuona: "Seri interrogativi sia sull'equità competitiva che sulla sicurezza degli atleti"

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Trans o intersex, una cosa è certa: Imane Khelif - avversaria domani dell'italiana Angela Carini alle Olimpiadi - e Lin Yu-ting non hanno i requisiti per combattere con le donne. Questa la sentenza della federazione mondiale di pugilato IBA, che in una nota ha stroncato senza mezzi termini la decisione del Cio - federazione rivale - di permettere alle due atlete di competere ai Giochi di Parigi 2024. L'International Boxing Association ha evidenziato che la squalifica delle due agli IBA Women's World Boxing Championships di Nuova Delhi 2023 è stata dettata dal "mancato rispetto dei criteri di ammissibilità per la partecipazione alla competizione femminile, come stabilito e stabilito nei regolamenti IBA". Nel dettagli, Imane Khelif e Lin Yu-ting sono state escluse per dei livelli di testosterone oltre i limiti consentiti dal regolamento internazionale.

L'IBA ha motivato la sua decisione "importante e necessaria" per "mantenere il livello di correttezza e la massima integrità della competizione". Lo stesso non si può dire delle Olimpiadi, considerando che gli atleti non sono stati sottoposti a un esame del testosterone ma a un test separato e riconosciuto i cui dettagli rimangono riservati: "Questo test ha indicato in modo conclusivo che entrambe le atlete non soddisfacevano i criteri di ammissibilità necessari richiesti e sono state ritenute avere vantaggi competitivi rispetto alle altre atlete".

Ma non è tutto. Nel suo comunicato, la federazione ha evidenziato che Lin Yu-ting non ha presentato ricorso contro la decisione dell'IBA alla Corte arbitrale dello sport (Tas), rendendo così la decisione legalmente vincolante. Imane Khelif, invece, ha inizialmente presentato ricorso contro la decisione al Tas, ma ha ritirato il ricorso durante il processo, rendendo anche la decisione dell'Iba legalmente vincolante.

Il campanello d'allarme è legato indissolubilmente alla sicurezza degli atleti, a partire dalla nostra Carini: "Mentre l'IBA rimane impegnata a garantire l'equità competitiva in tutti i nostri eventi - prosegue la nota - esprimiamo preoccupazione per l'applicazione incoerente dei criteri di ammissibilità da parte di altre organizzazioni sportive, comprese quelle che supervisionano i Giochi olimpici".

"Le diverse normative del Cio su queste questioni, in cui l'IBA non è coinvolta, sollevano seri interrogativi sia sull'equità competitiva che sulla sicurezza degli atleti", conclude la nota al vetriolo. Seguiranno aggiornamenti.

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