Vannacci: "Kelifh ha i cromosomi XY tipici dell'uomo. Uscire dall'ideologia gender"

Il generale, ora eurodeputato, preme sull'individuazione di parametri oggettivi al posto delle percezioni nel caso di Imane Khelif: "Mai il riconoscimento della realtà può discriminare o offendere qualcuno"

Vannacci: "Kelifh ha i cromosomi XY tipici dell'uomo. Uscire dall'ideologia gender"
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Il silenzio del Cio sui criteri scientifici per i quali Imane Khelif è stata ammessa alle Olimpiadi di Parigi 2024 non fa altro che alimentare i dubbi e le incertezze sull'atleta. Si continua a ripetere che "è nata donna" e su questo i dubbi sono stati dipanati. Ma vige un silenzio assordante sui parametri di valutazione, che sono il livello di testosterone nel sangue e la presenza di cromosomi XY che caratterizzano biologicamente gli uomini. Perché, proprio sulla base di questi parametri, Khelif è stata squalificata dai mondiali dall'Iba. Nel caso l'atleta sia portatrice di una patologia che ne ha alterato lo sviluppo, costituendo un ingiusto vantaggio, va fatta chiarezza per restituire credibilità a una disciplina che, purtroppo, da queste Olimpiadi esce a pezzi. Proprio perché mancano elementi di comprensione, le polemiche continuano a esistere anche se, ormai, non hanno nemmeno più senso di esistere. Le Olimpiadi si avviano a conclusione, Khelif tornerà a casa con almeno la medaglia di bronzo in tasca e il Cio non intende fare passi indietro per non smentire se stesso.

"Imane Khelif è stata squalificata dai campionati mondiali di Nuova Delhi del 2023 in quanto hanno evidenziato nell'atleta i cromosomi XY tipici dell'uomo", sono le parole di Roberto Vannacci ad Affariitaliani.it. Il generale, nella sua intervista, ha voluto mettere l'accento sul fatto che "Marc Adams (portavoce del CIO, ndr) ha persino ammesso che il Comitato Olimpico si rifiuta di fare test genetici volti a individuare il patrimonio cromosomico perché parrebbero, a suo dire, discriminatori". Eppure, prosegue, "ci sono già 6 discipline olimpiche, fra cui l'atletica leggera, il nuoto, il ciclismo, il rugby, il sollevamento pesi e la vela che escludono la partecipazione di transgender proprio perché ne riconoscono l'iniquità".

Questo non è il caso di Khelif, che non è trans. Ma questo non esclude che abbia comunque vantaggi tipici di una struttura maschile derivante da un'alterazione biologica. "Negli sport di combattimento, come la boxe, all'iniquità si aggiunge il rischio di procurare danni irreparabili all'avversario. Dobbiamo uscire dal paradigma dell'ideologia gender", ha proseguito Vannacci, che sottolinea come "la percezione non può sostituirsi alla realtà". Il mondo è reale, ha concluso, "e mai il riconoscimento della realtà può discriminare o offendere qualcuno. Cominciamo a raddrizzare questo mondo sottosopra". Intanto l'Ungheria, complimentandosi con Khelif dopo la vittoria contro la sua atleta, ha comunque voluto precisare in una nota che "le competizioni di pugilato di Parigi 2024 hanno avuto e avranno le loro conseguenze.

Queste conseguenze dovranno essere debitamente valutate dopo i Giochi di Parigi. Siamo convinti al 100% che il Cio prenderà le decisioni necessarie e siamo anche convinti al 100% che prenderà le decisioni giuste".

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