Il colpo grosso gli onorevoli della Camera hanno cercato di metterlo a segno un paio di mesi fa. Destra e sinistra per una volta unite nel nobile tentativo di regolarizzare trenta dattilografi precari di Montecitorio. Un apparente beau geste che però potrebbe presto trasformarsi nell’ennesima gabola inventata dalla casta per assumere indiscriminatamente funzionari e portaborse a Montecitorio. In rampa di lancio ce ne sono almeno 400: alla faccia dei tagli e della lotta agli sprechi. Per il momento il presidente della Camera Gianfranco Fini ha stoppato il golpe adducendo motivi di inamissibilità dell’ordine del giorno presentato. Peccato che al contempo abbia aperto la strada alla rivoluzione: basterà semplicemente cambiare il regolamento interno della Camera.
Il piano bipartisan dei deputati è scattato lo scorso 2 agosto. «L’ordine del giorno in questione - l’intervento del deputato Pd Massimo Vannucci - è stato firmato da numerosi parlamentari di tutti i gruppi e si riferisce alla richiesta di stabilizzazione di circa 30 lavoratori assunti qui da agenzie interinali e successivamente da società di servizi: svolgono funzioni di segretari parlamentari e sono stati formati dalla Camera».
Un gesto veramente nobile, verrebbe da pensare, se non fosse per un «piccolo» particolare: per regolamento, i dipendenti del parlamento devono essere assunti tramite concorso. E regolarizzare trenta precari senza passare da una selezione regolare proprio non si può. Fini se ne accorge e lo fa notare all’Aula. Colpo sventato? Nient’affatto, perché è proprio la postilla finale al discorso a far tremare i dipendenti della Camera. Conclude Fini: «Bisognerà cambiare il nostro ordinamento interno». E iniziare magari ad assumere a piacimento, scegliendo pure tra parenti e amici. Un giochino che sta già scatenando una guerra tra poveri: il timore che aleggia tra gli altri precari di Montecitorio è che i trenta dattilografi in questione siano stati in realtà usati dai deputati come ariete per aprire la strada a nuovi cicli di assunzioni indiscriminate. E l’allarme è vicino al codice rosso.
C’è chi si indigna perché ha dovuto aspettare anni prima di venire assunto, c’è chi vede svanire del tutto la possibilità di un’assunzione regolare, c’è persino un esercito di idonei pronti al lavoro (hanno già superato un concorso) lasciati in disparte per far lavorare interinali, assunti a tempo e a prezzi decisamente più vantaggiosi. C’è infine chi guarda alla fine dell’anno, pensa male e fa peccato, ma probabilmente alla fine ci azzecherà. Vediamo perché. Il 31 dicembre 2011 la Camera recederà dal contratto di locazione di Palazzo Marini, di proprietà dell’immobiliarista Sergio Scarpellini. Dal 1997, Montecitorio versa circa 25 milioni all’anno all’imprenditore per l’affitto dell’immobile - qui hanno i propri uffici un centinaio di deputati semplici, quelli cioè che non hanno incarichi speciali, tali da giustificare un ufficio privato alla Camera - e per il personale: a Palazzo Marini lavorano circa 400 fattorini assunti dalla società Milano 90, di proprietà sempre dello stesso Scarpellini.
Aldilà dell’enorme spreco di denaro pubblico, si pagano quattrocento funzionari quando secondo alcuni ne basterebbero una sessantina, la domanda che negli ultimi tempi circola a Palazzo è un’altra: che fine faranno i quattrocento commessi quando scadrà il contratto con la società Milano 90? I deputati sembrano averci già pensato...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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