
Allora è veramente possibile costruire un Festival allegro, simpatico, con tanta buona musica tenendo lontano dal palco scandali, provocazioni e pipponi politici senza perdere spettatori, anzi mettendo a segno il Sanremo più seguito nella storia. E, addirittura, realizzare tutto questo nella Rai dell'era meloniana, del governo di centrodestra accusato di aver occupato viale Mazzini. C'è chi lo definisce il Sanremo della «Restaurazione», nemica della trasgressione e del pensiero diverso. La risposta arriva dai 13 milioni e 575mila italiani che hanno seguito la gara dei duetti con il 70,8 per cento (share più alto della quarta serata da quando esiste l'Auditel). E soprattutto dai giovani: l'86 per cento (tra i 15 e i 24 anni) erano sintonizzati sull'Ariston venerdì sera, a dimostrazione di quanto si siano riavvicinati alla tv pubblica.
Insomma, se anche si ripete come un mantra di non voler fare confronti con le edizioni di Amadeus (salvo snocciolare in conferenza stampa tutti i dati di raffronto possibili, inclusa la quarta serata di quest'anno che ha superato addirittura la finale dello scorso), i vertici Rai stappano le bottiglie di champagne. La loro missione di riportare la più grande manifestazione della tv pubblica nei ranghi di uno spettacolo «morigerato» è, a meno di incidenti dell'ultimo minuto, compiuta. Compreso far dimenticare l'era dell'accoppiata Amadeus-Fiorello, che pure ha compiuto l'impresa storica di rinnovare il Festival e avvicinare i giovani senza però riuscire a tenere fuori dall'Ariston fuochi e fiamme di polemiche. Non per nulla, Marcello Ciannamea, direttore Intrattenimento Prime Time, ha commentato: «Si può garantire a tutti un ottimo spettacolo di grande qualità senza eccessi che non servono». E il capitano di questa impresa Carlo Conti ha aggiunto: «Ho cercato di fare un Festival come i miei altri tre: la Rai è sempre quella, io faccio il giullare e grazie a Dio non ho mai avuto pressioni o indicazioni. Poi possono accadere a tutti incidenti di percorso, più o meno gravi, che da professionista devi risolvere».
Quindi, al netto della «gravissima» questione della collana di Tony Effe (toltagli dal collo pochi secondi prima della diretta per questioni di pubblicità occulta) e delle tribolazioni amorose di Fedez (che però sono restate fuori dall'Ariston), questo Sanremo, analizzando la parte dello show, ha riservato alcune belle sorprese e momenti meno accattivanti. Di certo, a vincere è stato il ritmo, a volte fin troppo frenetico, di Conti che ha permesso di contenere gli orari. I momenti da incorniciare: la video-incursione inaspettata del Papa che ha esaltato il valore salvifico della musica, la parte iniziale (non la seconda) dello show di Jovanotti a rullo di tamburi dispiegati davanti all'Ariston, il campo largo che ha riunito sul palco Rai e Mediaset con Clerici e Scotti. E poi, ancora, l'esempio elegante e coraggioso di Bianca Balti con la cicatrice dell'operazione in vista, ma senza profferire parola sul cancro, l'ironia di Frassica con tanto di ciuffo opposto a quello di Malgioglio. E anche il bambino enciclopedia vivente del Festival, quello che suona Champagne al piano, e Topo Gigio.
I momenti un po' meno riusciti: le tre Carlo's Girls, Miriam Leone, Elettra Lamborghini e Katia Follesa ridotte a vallette di antica memoria e costrette a sottoporsi all'insulso questionario dell'uomo ideale, Cristiano Malgioglio che si fa prendere dall'emozione (ma stupisce con i suoi mantelli lunghi più della scalinata). Passano il turno come co-conduttori Geppi Cucciari, Mahmood e, ieri sera, Alessia Marcuzzi e Cattelan. Quest'ultimo è già prenotato per il posto principale da presentatore in uno dei prossimi Festival.
Intanto, Conti dice, tra il serio e il faceto, che non è sicuro neppure se ci sarà lui nel 2026. Del resto, non si sa neppure se la kermesse sarà ancora in mano alla Rai. Pende una sentenza del Tar, un ricorso, una probabile gara pubblica. Si vedrà.
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