Cronaca di una vita - pardon, due - e di una morte leggendarie, quella che aleggia su W. A. Mozart e il suo mentore rivale Antonio Salieri, il compositore italiano alla corte di Vienna, che torna in scena dopo un successo secolare frutto in principio della penna di Aleksandr Puskin.
Ma l'«Amadeus» in prima nazionale al Teatro dell'Elfo - fino a marzo - è in realtà solo l'ultima rivisitazione del dramma che certo ha nobilitato anche sul set (otto Oscar...) la figura dell'enfant prodige della musica immortale, e anche quel suo alter ego su cui la drammaturgia si è soffermata esasperando gli aspetti più noir e lo stesso mistero che si cela sulla morte di Mozart. E infatti proprio su di lui, vero protagonista interpretato da Ferdinando Bruni, punta lo spettacolo che indaga sul rapporto allievo-maestro ma soprattutto sul «patto tradito» tra Salieri e l'Onnipotente, «reo» di aver regalato il successo al giovane ribelle anziché al devoto servitore. Ed è sempre lui - proprio come nella celebre pièce di Peter Shaffer da cui ha tratto origine anche la fortunatissima pellicola l'io narrante di questa favola nera che fin dalla prima scena, con Salieri vecchio e malato a un passo dalla morte, ripercorre le diverse età di quel rapporto morboso e tormentato, certo viziato dalla maledizione che condurrà Amadeus a prematura morte, a soli 35 anni.
La critica e la cronaca, sia chiaro, ci hanno raccontato tutt'altro: ad esempio che quella relazione fu assai meno pericolosa, che Salieri fu in realtà musico illustre e ben gratificato, e che il giovane Mozart morì quasi certamente per gli stenti causati dall'aver dilapidato la sua fortuna guadagnata con la sua sfolgorante carriera di compositore e di concertista. Ma l'arte, si sa, è altra cosa: trasfigura la realtà e riscrive la storia rendendola mitica nel bene e nel male, cosicché non ebbe forse torto chi disse che quasi sicuramente Salieri non assassinò col veleno l'invidiato pupillo ma è del tutto certo che Puskin con la sua leggenda uccise per sempre il musicista Salieri.
Per il loro spettacolo, Ferdinando Bruni e Francesco Frongia attingono direttamente dall'opera di Shaffer che ebbe un grande successo prima al National Theatre di Londra nel 1979 e poco dopo a New York, ottenendo numerosi premi tra cui i Tony Award come miglior spettacolo, miglior regia a Peter Hall e miglior attore protagonista a Ian McKellen. L'idea, dicono l'attore e il regista, è stata quella di renderla «un capriccio allucinato e al contempo sontuoso».
Accanto a Bruni, nel ruolo di Salieri, c'è Daniele Fedeli, l'attore-rivelazione di «Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte» interprete del
ruolo del giovane e irriverente Mozart. Per l'occasione Antonio Marras è tornato a collaborare con l'Elfo dopo la bellissima esperienza di «Edipo Re», per vestire gli interpreti con i costumi di un neoclassicismo paradossale.
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