"I pm fanno indagini senza controllo". L'attacco del ministro Nordio

Il ministro della giustizia smonta le accuse sulla riforma: "Sono già superpoliziotti, ma privi di limiti"

"I pm fanno indagini senza controllo". L'attacco del ministro Nordio
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Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, nella sua relazione annuale alle Camere, rivendica la madre di tutte le riforme, quella per la separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri, che «era nel programma elettorale e quindi era un obbligo, un dovere verso i nostri elettori».

Non solo vuole rispondere alle critiche dei suoi ex colleghi, che hanno annunciato una mobilitazione contro il disegno di legge costituzionale. Anzi, sul rischio paventato che i pm diventino dei super poliziotti, contrattacca: «Lo sono già. Pensiamo a quante inchieste sono state inventate nel vero senso della parola, si sono chiuse con sentenze di assoluzione perché il fatto non sussiste e sono costate milioni e milioni di euro di intercettazioni, ore di lavoro perdute e altro - dice Nordio - Nel sistema attuale il Pm è già un superpoliziotto, con l'aggravante che godendo delle stesse garanzie del giudice esercita un potere immenso senza alcuna reale responsabilità. Non solo dirige le indagini, ma addirittura le crea, attraverso la cosiddetta clonazione dei fascicoli, svincolata da qualsiasi parametro e da qualsiasi controllo, che può sottoporre una persona a indagini occulte, eterne e che creano dei disastri anche finanziari irreparabili».

Una stoccata durissima a quelle che secondo lui sarebbero storture da sanare con la riforma che «rafforza il ruolo del giudice», e ribadisce, «sarà approvata entro l'estate in prima e seconda lettura». Esclude ancora una volta lo scenario più temuto dalla categoria, cioè di un assoggettamento del pm al potere politico: «Non c'è una sillaba, non c'è una parola né una virgola che possa prospettare questo. L'indipendenza della magistratura è affermata senza se e senza ma». Il contrario «sarebbe non tanto suicida, quanto irragionevole anche per questa stessa maggioranza». E aggiunge: «Se è vero, come dicono molti, che quello sulla separazione delle carriere è un falso problema, allora perché tanta agitazione?».

Quanto alla connessa riforma che introduce il sorteggio per il Csm e l'Alta corte disciplinare, per Nordio «intimorisce chi vuole lo status quo». E rievoca lo scandalo Palamara che ha svelato lo strapotere delle correnti: «Cosa è accaduto dopo? Niente perché la stanza di compensazione nel Csm è determinata da questa convergenza di correnti dove c'è un do ut des e alla fine i responsabili di gravi illeciti disciplinari non vengono puniti».

Poi c'è riforma della custodia cautelare, un altro tasto dolente con il 20 per cento di detenuti in carcere in via preventiva: «Ci stiamo lavorando, per anni abbiamo assistito al paradosso che era tanto facile entrare in prigione prima del processo, quando si era presunti innocenti, quanto era facile uscire dopo la condanna definitiva quando si era colpevoli conclamati».

Quanto al sovraffollamento carcerario, ammette che 61.861 detenuti «è un numero elevato che supera la capienza, ma vorrei anche segnalare che non si entra in prigione per volontà del governo, ma perché si compie un reato e perché magistratura ritiene che non ci siano alternative al carcere per l'espiazione di questi reati». Infine, i numeri dell'organico: «Nei due anni del governo Meloni ci sono state 6.

291 assunzioni a tempo indeterminato e 11.849 a tempo determinato e per il triennio 2025-2027 ne sono programmate circa 16mila: il triplo di quelle effettuate dal ministro Bonafede, il doppio di quelle effettuate dal ministro Cartabia».

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