Basta un cavillo per impedire la cattura di Njeem Osama al-Masri (nella foto), criminale di guerra accusato di omicidi, violenze e torture e condannato dalla Corte penale internazionale all'ergastolo. Secondo il Pg e la Corte d'Appello di Roma l'arresto della Digos di Torino su input dell'Interpol era «irrituale» perché bisognava informare prima il ministero della Giustizia. Il comandante libico è stato scarcerato e immediatamente espulso dall'Italia martedì 21 con un Falcon 900 italiano, partito alle 11:15 da Ciampino, atterrato alle 12:15 a Torino Caselle, ripartito alle 19.50 per l'aeroporto di Mitiga, dove è sbarcato alle 21:42, dove al-Masri è stato accolto dai miliziani.
Sabato 18 gennaio scatta il mandato, il libico - che non sapeva di essere ricercato - era allo Stadium per Juve-Milan. Una passione bianconera condivisa con l'ex dittatore Muhammar Gheddafi, ammazzato il 20 ottobre 2011 a Sirte dai ribelli, che della Juve era anche azionista. Capo della famigerata polizia giudiziaria di Tripoli e della Radaa, l'esercito salafita di deterrenza speciale, il 47enne è accusato di aver schiavizzato i detenuti della prigione di Mitiga di cui era direttore dal febbraio 2011, costringendoli ai lavori forzati. Ma sarebbe anche responsabile dei massacri di fedelissimi di Gheddafi a Tarhuna tra il 2013 e il 2022.
Secondo una fonte olandese al-Masri sabato mattina era in Germania ad un autonoleggio per chiedere se poteva riconsegnare a Fiumicino l'auto affittata. L'Italia sarebbe stata prontamente avvisata. E qui la vicenda si complica. La Digos lo arresta tra sabato notte e domenica 19, nell'hotel dove alloggiava assieme ad altre tre persone (anch'esse espulse). A Roma nessuno ne saprebbe nulla fino a lunedì 20. Nella sua ricostruzione il Pg della Capitale chiede alla Corte d'Appello di dichiarare l'irritualità dell'arresto (come è avvenuto) in quanto non preceduto «dalle interlocuzioni con il Guardasigilli», titolare dei rapporti in via esclusiva con l'Aja. Da qui l'immediata scarcerazione. Il ministero solo martedì avrebbe ricevuto il fascicolo «da valutare» ex articolo 4, legge 237/2012. Torino dice: sanno dal 19.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani chiarisce: «Chi doveva parlare col ministro ha sbagliato, la procedura penale va rispettata». Ma il mandato di cattura non ammette discrezionalità: «Un conto è l'arresto, spiega una fonte, un conto è la consegna che va condivisa con il Guardasigilli». L'errore sarebbe dell'organo giudiziario. «Al-Masri rilasciato senza preavviso e senza consultarsi con la Corte, stiamo cercando invano una verifica sui passi compiuti», lamenta in serata l'Aja in una nota. Un portavoce della Commissione Ue, senza entrare nel merito, ribadisce l'invito «a dar seguito rapidamente ai mandati d'arresto». L'intelligence sarebbe stata avvertita di possibili ritorsioni delle milizie salafite , compreso l'assalto alle ambasciate.
L'opposizione chiede le dimissioni di Nordio e il premier Giorgia Meloni in aula. Furibonde Sea Watch, Mediterranea e Amnesty International, secondo cui il nostro Paese è complice del «torturatore di migranti». A parlare sarà il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi nei prossimi giorni in Parlamento, ma alla sinistra non basta: «Un criminale di guerra è stato arrestato, rilasciato e accompagnato a casa», dicono Schlein del Pd, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli (Avs), Riccardo Magi (+Europa), il grillino Riccardi Ricciardi, la deputata renziana Maria Elena Boschi e il deputato di Azione Matteo Richetti. «La Meloni smetta di nascondersi nel Palazzo», sottolinea la Schlein.
«Il Falcon dei servizi può decollare solo con l'ok di Palazzo Chigi», insiste Bonelli. «È un pretesto per attaccare il governo, è doveroso ricordare che è la Corte d'Appello di Roma ad essersi assunta la decisione», rispondono da Fratelli d'Italia.
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