Emiliano Farina
da Roma
Le tragedie degli immigrati clandestini annegati davanti alle coste della Sicilia sono «un crimine» (come le ha definite il ministro dellInterno, Giuliano Amato), quindi devono diventare competenza di magistratura e forze di polizia.
E così, quando ormai lo stato demergenza nazionale si accompagna alla disperazione di chi annega mentre tenta di entrare clandestinamente in Italia, ieri mattina al termine del vertice al Dipartimento di Pubblica sicurezza organizzato a Roma, il responsabile del Viminale ha annunciato listituzione di due pool specializzati per contrastare limmigrazione clandestina e, in particolare, «il traffico di esseri umani».
Il primo sarà composto da due gruppi di magistrati con sede operativa nelle procure di Palermo e Agrigento. Il secondo da un reparto investigativo interforze allinterno della Criminalpol. In fase di studio cè anche un desk centrale di coordinamento con sede a Roma. La duplice struttura indagherà sulla rete dei «trafficanti di uomini» che, secondo il ministro dellInterno, hanno trasportato al largo delle coste italiane quasi 23 mila immigrati nel 2005 e 12 mila nei primi sei mesi di questanno.
Le caratteristiche tecniche ed esecutive dei pool sono le stesse di quelli impegnati contro il terrorismo e la mafia. E infatti, oltre alla Direzione centrale immigrazione, prefetti, capi di stato maggiore di Carabinieri e Finanza, hanno partecipato al vertice il vice capo della Polizia, Antonio Manganelli e il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso. «Limmigrazione clandestina ha la stessa intensità di inciviltà e rilevanza criminale di mafia e terrorismo», ha ribadito il ministro Amato. La nascita dei due pool punta ad affrontare il problema clandestini «andando oltre i singoli scafisti». E in questo senso, il ministro dellInterno ha annunciato limpegno del governo su due piani distinti. Il primo: dal punto di vista legislativo ha promesso nuove norme per sostenere il lavoro investigativo. «Occorre creare una connessione giuridica tra il reato di immigrazione clandestina e quello di tratta di esseri umani», precisa Amato. Il secondo: sulla collaborazione giudiziaria con i Paesi dove ha origine il reato, ovvero da dove salpano «i barconi della speranza», il discorso si fa più arduo. «Se trattare con lEgitto è semplice, con la Libia è a dir poco difficile. Ma è fondamentale - auspica il responsabile del Viminale - che si muovano i governi perché i giudici da soli non possono fare niente».
Sulla modifica del codice penale, il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, ritiene «superfluo» linasprimento delle pene per il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e, che, piuttosto, lo farà rientrare nella competenza delle Direzioni distrettuali antimafia (Dda). «Daltra parte - aggiunge - tale competenza esiste già per i reati di riduzione in schiavitù e tratta di esseri umani che, spesso e volentieri, concorrono con i fatti di immigrazione clandestina». Quindi Mastella ha anticipato lintroduzione dellobbligatorietà della misura cautelare in carcere per chi commette il reato, «così come avviene per i delitti di mafia». Due proposte che il Guardasigilli presenterà al prossimo Consiglio dei ministri.
Al termine del vertice, il ministro Amato ha rivelato di aver avuto un incontro riservato, un paio di settimane fa, con i vertici della sicurezza libica per impostare le iniziative da intraprendere. «Lavoriamo insieme per allargare il quadro anche ad altri Paesi - conclude il titolare del Viminale - e penso che alla fine si arriverà alle sedi dellUnione Europea e di quella africana».
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