Dal Giappone a Portofino la guerra contro i selfie selvaggi

La necessità di responsabilizzare il turista circa la sicurezza, il rispetto dell’ambiente e della popolazione locale è sentita ad ogni latitudine. Ecco come selfie e comportamenti selvaggi “inquinano” l’ambiente e quali provvedimenti sono stati adottati da Kyoto a Portofino per salvarlo e difendere il decoro

Dal Giappone a Portofino la guerra contro i selfie selvaggi

Esiste un inquinamento da turismo. Quello che inglese si definisce “tourism pollution”. Che è il risultato dell’impatto della sua industria sull’ambiente.

Le cui macro conseguenze sono note ma la ritrita storia che sia tutta e solo colpa delle emissioni di gas, capro espiatorio di ogni male, andrebbe rivista.

All’appello mancherebbero dei complici, alcuni dei quali “inquinerebbero” in senso figurato. Il loro impatto è stato a lungo tollerato ma ora i presunti colpevoli sono sotto la lente di ingrandimento di amministrazioni attente e illuminate. Che hanno compreso che la difesa e la valorizzazione dell’ambiente, soprattutto se fragile e speciale, comincia dalla cura delle piccole cose.

I selfie selvaggi, le foto indiscrete e i comportamenti poco virtuosi dei turisti sono saliti sul banco degli imputati e ora dovranno cercare di darsi delle regole perché sembra che abbiano davvero travalicato i confini limite della misura.

Chi è da tempo determinato nel contrastarli è l’amministrazione di Kyoto in Giappone che secondo The Guardian si è stancata di raccogliere lamentele dalla popolazione locale che denuncia nei quartieri più storici: violazione di proprietà da parte di curiosi ( per immortalare privati giardini) abbandono di rifiuti e mozziconi di sigaretta, blocco e intasamento del traffico causato da assediamenti intorno ai taxi in attesa di geishe in kimono come star da stalkerare, inseguimenti goliardici per circondare ignare e spaventate maiko (apprendiste geishe).

Tutto per rubare scatti o eseguire selfie perfetti.

Un po’ quello che si vuole evitare nella splendida Portofino. Lì non ci sono geishe ma navigati pescatori con le loro deliziose barchette e non si immortalano ordinati vassoi di sushi annaffiati da sake ma piatti di trofie dal verdissimo pesto accompagnate da calici di vermentino, e mancano i templi e le basse casette circondate dal bambù ma abbondano eleganti le ville adornate da buganville, i sontuosi yacht e le coloratissime bislunghe dimore e scogliere e panorami mozzafiato.

Un altro vero paradiso dei selfisti professionisti che si ammassano, abbarbicano, assembrano, pigiano e spingono in estenuanti prove in cerca della migliore esposizione arrivando a bloccare il traffico o intralciare il passaggio anche pedonale e eventuali mezzi di soccorso, mettendo a repentaglio la sicurezza.

Anche lì, per eseguire il selfie perfetto. Perché tutto il mondo è paese.

Intendiamoci, nessuno ce l’ha con i selfie e il sindaco di Portofino Matteo Viacava l’ha ribadito che non è quello il problema ma est modus in rebus.

E i modi a quanto pare mancano.

La passerella lungo il molo si trasforma in un corridoio voyeuristico dove l’indiscrezione regna sicura di potersi intrufolare dentro agli yacht scandagliando ogni pertugio. E la piazzetta soffre, piccola e deliziosa come è, allergica a caos e calca per natura.

Il buon gusto a Portofino sarà salvo anche grazie all’ ”ordinanza decoro”.

Giusto in tempo, prima di essere insidiato della calura estiva e dal mare che incitano ad indossare il minimo indispensabile.

Torsi e piedi nudi che fanno rimpiangere canottiere e infradito, costumi ridotti e nel peggiore dei casi grondanti di acqua pronti ad inzuppare i cuscini delle poltroncine dei bar affacciati sul mare , saranno solo un triste ricordo.

Con l’aiuto in extrema ratio delle multe.

A mal comune nessun gaudio ma un rimedio da applicare quando tutti gli avvertimenti saranno passati inosservati. Se fioccheranno a Portofino saranno salate, intorno ai 275 euro mentre a Kyoto si attestano sui 10.00 yen (circa 67 euro)

Il sindaco di Portofino ha ribadito che non si vuole creare un clima di terrore ma serve disciplina.

Educare al rispetto e alla bellezza di rari e delicati gioielli come Portofino o Kyoto significa anche

proteggere gli abitanti e il loro tesoro per il bene di tutti quei turisti che non vogliono barattare la ricerca della tranquillità con quella ossessiva del selfie perfetto e che ritengono che la pace sia sinonimo di vacanza.

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