America e Italia celebrano Di Rudio, patriota che fu con Custer a Little Bighorne

Cento anni fa moriva in California il combattente risorgimentale, amico di Garibaldi e Mazzini. Dopo aver attentato alla vita di Napoleone III, fu imprigionato alla Cayenna da cui riuscì a fuggire. Rifugiatosi negli Usa, entrò nell'esercito nordista, partecipò alla guerra di secessione per poi arruolarsi nel 7° cavalleria

A mettere in fila tutte le sue avventure si pensa che una vita sola non basti a contenerle: prima soldato austriaco poi fervente patriota impegnato in tutte le battaglie risorgimentali, quindi attenta alla vita di Napoleone III, finisce alla Cayenna da dove evade, molto prima di Papillon. E ancora: partecipa all'epico scontro di Little Bighorne dove il 7° cavalleria del leggendario Custer viene sterminato dai pellerossa. Ma non basta, eccolo coinvolto anche nelle guerre indiane, dare la caccia a Capo Giuseppe, incontrare Geronimo. Poco conosciuto in Italia, dov'era nato nel 1832, Carlo Camillo Di Rudio, si spense poi a Pasadena il 1° novembre del 1910 e ieri negli Stati Uniti sono iniziate le celebrazioni per ricordare i 100 anni della sua morte.
Ieri a San Francisco si è svolta la prima cerimonia sulla sua tomba nel cimitero militare del Presidio, alla presenza di autorità, rappresentanti della comunità italiana. Le manifestazioni proseguiranno oggi al Museo Italo Americano con la presentazione della nuova edizione di «Dal Piave al Little Bighorn», biografia realizzata da Cesare Marino, pubblicata dall'editore bellunese Alessandro Tarantola. Altra presentazione domani a Palo Alto, nel cuore di Silicon Valley dove lavorano molti imprenditori di successo italiani.
Tante dunque le vite di Carlo Di Rudio nato a Belluno, figlio del conte Ercole Placido e della contessa Elisabetta de Domini, dunque cittadino austriaco e come tale avviato, appena quindicenne, alla carriera militare presso il Collegio di San Luca a Milano, insieme al fratello Achille. Qui quindicenne insieme ad Achille gettò la divisa imperiale per unirsi ai patrioti che stavano dando vita alle epiche 5 Giornate. In quelle ore convulse uccise un soldato croato che aveva violentato e assassinato due milanesi. Poi fu tutto un susseguirsi di fughe dalle autorità austriache e battaglie risorgimentali. Lo troviamo infatti prima a Venezia, insieme all'amico Pier Fortunato Calvi e al fratello che qui morì di colera, e poi a Roma per difendere le città insorte. Con lui, il gotha del risorgimento italiano: Garibaldi, Mazzini, i fratelli Emilio e Enrico Dandolo, Aurelio Saffi, Goffredo Mameli e Nino Bixio.
Nel 1858 partecipò con Felice Orsini, Giovanni Andrea Pieri e Antonio Gomez all'attentato contro Napoleone III, ritenuto colpevole di aver fatto fallire i moti del 1848-49. Tre bombe piombarono sul corteo imperiale, causando otto morti e 156 feriti. Ma lasciando illesi il sovrano e le moglie. I quattro vennero arrestati, Orsini e Pieri, giustiziati, mentre lui e Gomez finirono all'isola del Diavolo, nella Guyana Francese, meglio nota come Cayenne, capoluogo dell'arcipelago. Da dove però, e al secondo tentativo, riuscì a fuggire. Facendo molto meglio di Henri Charriere, detto Papillon, che scappò nel 1994, ma solo dopo 13 anni di reclusione e otto tentativi falliti.
Tornato in Inghilterra nel 1860, riabbracciò la moglie Eliza Booth, conosciuta nel 1857 durante un precedente soggiorno. E a questo punto di avventure ne aveva già avute da scriverci sopra un sontuoso libro di memorie. Ma preferì emigrare con la famiglia negli Stati Uniti dove ricomincio una vita di intense emozioni e pericoli. Sbarcato a New York City, trasformo il Carlo in Charles e il Di Rudio in DeRudio, per consentire la corretta pronuncia del cognome. La «e» in inglese viene infatti pronunciata «i», lo stesso motivo che porto Alfonso «Al» Caponi e a trasformarsi in Capone
Nel 1861 si arruolò volontario nell'esercito nordista presso il 79° Highlanders di New York. Si mise ben presto in luce presso i suoi superiori, a tal punto che meritò i gradi di sottotenente di una compagnia del 2° USCT, composta essenzialmente di soldati di colore, impegnata con compiti di polizia militare in Florida. Finita la guerra nel 1869 venne assegnato al 7º Cavalleggeri comandato dal tenente colonnello George Armstrong Custer con cui partecipò alla famosa battaglia di Little Bighorne. Al Little Big Horn erano presenti altri italiani: il trombettiere Giovanni Martini, giovane recluta, salvatosi solo perché Custer lo mandò a chiedere rinforzi, il capo della banda del reggimento Felice Vinatieri, l'altro musicista Frank Lombardi, Giovanni DeVoto e infine Giovanni Casella.
Carlo Di Rudio fu tra i pochi a uscirne vivo. Ma ancora non gli bastava. Assegnato nelle terre del Nordovest, l'ormai capitano Carlo Di Rudio partecipò all'inseguimento Capo Giuseppe, l'indiano «Nez Percé» che era riuscito a tenere in scacco l'esercito americano con i suoi pochi guerrieri, in fuga verso il Canada. In Texas con nuovi incarichi logistici, incontrò anche il grande Geronimo degli Apache Chirichaua e nella ormai tranquilla guarnigione di frontiera, nel finalmente 1896, a 64 anni, andò in pensione. Ritiratosi a San Francisco, nel 1904 gli fu riconosciuto il grado di maggiore. Carlo Di Rudio morì infine il 1º novembre del 1910 a Pasadena (California). In un letto sovrastato dai ritratti dei suoi tanto amati compagni d'avventura: Pier Fortunato Calvi e Giuseppe Mazzini.


E ora, a 100 anni dalla sua morte, lo ricordano insieme le sue due Patrie. Dopo i festeggiamenti a San Francisco e Palo Alto, infatti sono previste presentazioni del libro in Italia e tra le comunità italiane all'estero, la produzione di un documentario e di una sua biografia a fumetti.

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