Anche "cretino" è satira

È nota una vignetta di Vauro, sul Manifesto della settimana scorsa, dove Fiamma Nirenstein era sottotitolata «Fiamma Frankenstein» ed era disegnata col volto deformato e tre simboli sul petto: la stella di David, il fascio littorio e il simbolo del Pdl. Vignetta miserabile? Fiamma Nirenstein l’ha scritto sul suo blog. Vignetta schifosa? Legittimo dirlo. Tuttavia non ho trovato neanche un collega, e parlo di persone che di Fiamma Nirenstein hanno la massima stima, che non abbia ritenuto eccessivi i pericoli di antisemitismo prospettati a margine del caso, con tanto di intervento da New York dell’Anti Defamation League.

L’editorialista Magdi Allam ha collegato la vignetta con acquiescenze nei confronti di Bin Laden; Riccardo Pacifici, portavoce degli ebrei romani, ha detto che una persona non antisemita, ma che faccia vignette come quella di Vauro, può essere peggiore di chi sia intimamente antisemita.

Forse è troppo: anche perché la lezione delle vignette olandesi su Maometto, e sulla libertà d’espressione, purtroppo vale per tutti: anche per un disegnatore che si voglia considerare, al limite, un cretino. Un disegnatore che giovedì sera, ad Annozero, ha mostrato delle vignette sull’aborto e su Giuliano Ferrara che personalmente giudico le più volgari e imbarazzanti che io abbia mai visto in vita mia.

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