Quando, tra gli anni Venti e gli anni Quaranta, il grande poeta americano naturalizzato inglese Thomas Stearn Eliot - forse uno dei più grandi del Novecento - lavorava a Londra alla prestigiosa casa editrice Faber&Faber, pubblicò lavori di giovani artisti destinati a diventare dei giganti della Letteratura, come Wystan Hugh Auden, Stephen Spender e Ezra Pound (a cui peraltro, chiamandolo «il miglior fabbro» dedicò nel 1922 il poema «The Wast Land» che l'amico Ezra aiutò a rivedere e scorciare). Fu uno scopritore di talenti eccezionali. Ma - come anche ai geni a volte capita - commise un errore enorme: nel 1944 bocciò «La Fattoria degli Animali» dello scrittore inglese George Orwell (1903-1950). Non ne contestava i meriti letterari (Eliot scrisse comunque a Orwell che il libro era «ben scritto» e improntato a una innegabile «integrità di fondo»), ma l'impostazione politica.
All'epoca la Gran Bretagna era alleata dell'Urss nella Seconda guerra mondiale e il libro di Orwell, una feroce allegoria dello stalinismo, secondo Eliot aveva un taglio troppo trozkista. «Riteniamo che questo non sia il punto di vista migliore per una critica alla situazione politica attuale», scrisse il poeta nella lettera in cui motivava la sua decisione. Il libro «non convince», aggiungeva. «La Fattoria degli Animali», assieme a «1984» uno dei romanzi che Orwell dedicò al totalitarismo - e uno dei capolavori dell'intero Novecento letterario - venne poi pubblicato l'anno successivo da un'altra casa editrice inglese, la Secker&Warburg, diventando un classico.
La lettera della bocciatura firmata da Eliot - nato a San Louis, nel Missouri, nel 1888, premiato nel 1948 con il Nobel per la letteratura e morto a Londra nel 1965 dopo avere preso la cittadinanza britannica - era stata tenuta finora segreta dalla vedova dell'autore della «Terra Desolata», ma ora è stata consegnata alla BBC per un documentario che andrà in onda all'inizio della prossima estate.
E proprio qualche giorno fa, il 25 marzo, un gruppo di una ventina di lettere inedite di Orwell è stato battuto all'asta dalla casa Bonhams di Londra per complessive 84.000 sterline circa 91.400 euro), quasi il doppio della stima iniziale. Gli scritti, indirizzati a Eleanor Jaques e Dennis Collings, vicini di casa di Orwell, suoi amici intimi e futuri sposi, risalgono ai primi anni Trenta, quando il romanziere era appena ritornato dalla Birmania e abitava con i genitori a Southwold, nel Suffolk. Oltre a parlare dei progetti di due futuri libri, le lettere sono la testimonianza di un «triangolo» intimo tra Eric Arthur Blair, questo il vero nome di Orwell, e una coppia di amici: Dennis Collings, figlio del dottore di famiglia dei Blair, e Eleanor Jacques, vicina di casa dei genitori di Orwell. D.J. Taylor, biografo dello scrittore, ha dichiarato che queste lettere «sono i documenti esistenti più rivelatori su Orwell, che era un uomo molto riservato». Le missive sono state cedute all'asta dalla figlia dei Collings. All'epoca del carteggio Eleanor e Dennis erano già fidanzati ed erano tra gli amici più cari di Orwell, ma la ragazza era anche qualcosa di più: di nascosto da Dennis, il futuro marito, lei e lo scrittore intrecciarono una relazione. In una lettera dell'estate del 1932, Orwell ricorda a Eleanor un loro appuntamento segreto: «Non dimenticarti di giovedì, alle due e un quarto alla libreria Smith. E, se mi ami, non cambiare idea prima di allora». Orwell confida anche la sua passione amorosa, parla dei loro momenti di intimità, ma appare anche insicuro della loro relazione segreta e soprattutto preoccupato di non offendere l'amico Dennis. «Spero che mi lascerai fare l'amore con te ancora qualche volta ma, se non vorrai, non importa. Ti sarò sempre grato per la tua gentilezza nei miei confronti», scrive Orwell. A Dennis, l'amico e fidanzato tradito, George Orwell parla invece del suo lavoro, delle sue esperienze tra le classi sociali più povere, dei suoi viaggi tra Parigi e Londra senza soldi in tasca.
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