Milano - Un column infuocato in salsa british infarcito di insulti pesantissimi e volto ad essere una sentenza definitiva di decesso politico. E' questo il contenuto del nuovo attacco mosso dall'Economist al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. The man who screwed an entire country è il titolo. Dove screwed è un termine colloquiale che sostituisce il più volgare fucked. Si può tradurre con "l'uomo che ha fregato l'Italia". O meglio: che l'ha fottuta. Il titolo del numero in edicola domani (leggi l'articolo) non lascia infatti spazio ai dubbi: "L'era Berlusconi graverà sull’Italia per gli anni a venire".
Non è la prima che il settimanale inglese scatena il proprio odio contro il Cavaliere. Già in passato, prima delle elezioni del 2001, era andato in stampa con una copertina interamente dedicata a Berlusconi e il cui titolo era Perché Silvio Berlusconi è inadeguato a guidare l’Italia. La cosa non era affatto piaciuta al premier che aveva citato il periodico per diffamazione a mezzo stampa. Questa volta, l'Economist va ben oltre: si prende la briga di venire a Milano per dire agli italiani cosa devono fare in materia di fisco e giustizia. "Nei suoi 74 anni ha creato un impero mediatico che lo ha reso l'uomo più ricco d'Italia - scrive l'Economist - ha dominato la politica dal 1994 ed ora è il primo ministro con una longevità più lunga dai tempi di Mussolini". Poi va all'attacco: il bunga bunga, il Rubygate e gli scandali sessuali. Rigettando la tesi espresse dalla difesa del Cavaliere durante il processo, l'Economist va a riprendere la sentenza emessa nell'aprile del 2001 per confermarla. We have seen no reason to change that verdict, non vediamo alcun motivo per cui dobbiamo cambiare il verdetto. E il verdetto è (sempre e comunque) che Berlusconi non può governare l'Italia.
Nel numero della rivista in edicola domani, che contiene anche un rapporto speciale di sedici pagine sul nostro paese in occasione dei 150 dall’unificazione, la tesi di fondo è che le politiche del governo Berlusconi hanno gravemente danneggiato il Paese e prodotto un decennio di crescita bassissima caratterizzato anche da una costante perdita di produttività. Pur ammettendo che l'Italia è riuscita ad evitare la bolla immobiliare e a contenere il tasso di disoccupazione (all'8% rispetto al 20% della Spagna), il settimanale inglese prevede che, quest'anno, il deficit del Belpaese sarà del 4 per cento contro il 6 per cento della Francia. "Questi dati rassicuranti traggono in inganno - scrive l'Economist - il malessere economico in Italia non è in uno stadio acuto ma è una malattia cronica che lentamente divora tutta la vitalità". Una malattia che, a detta del periodico, avrebbe fatto scendere nell'ultimo decennio la produttività italiana del 5 per cento, mentre in America è salita di un quinto e in Inghilterra di un decimo.
"Tra una battaglia giudiziaria e l'altra", ammette l'Economist, Berlusconi è riuscito a portare a termine anche delle riforme liberali. Una su tutte la legge Biagi. "Avrebbe potuto fare di più se avesse usato il suo potere e la sua popolarità per fare altro anziché difendere i suoi interessi personali", conclude l'Economist spiegando che la crisi sta spingendo la Grecia, il Portogallo e la Spagna a fare delle riforme nonostante le proteste della popolazione. In realtà, l'editoriale appare tutt'altro che una lucida analisi del sistema Italia: non va oltre all'attacco sistematico del premier.
Sembra proprio che, ancora una volta, l'Economist abbia screwed i suoi lettori.
Accantonando i lavori portati a termine dall'esecutivo, l'Economist non è infatti in grado di leggere i dati che nelle passate settimane sono stati pubblicati dalla Bce e dall'Fmi. Certo, i problemi non mancano. Il governo avrebbe potuto fare quelle riforme che sono necessarie alla crescita del Paese ma che sono state osteggiate dall'opposzione e dalle parti sociali. Di questo, però, non una parola.
Perché, ancora una volta, appare chiaro che l'intento dell'Economist non sia leggere la condizione economica dell'Italia ma demolire, a livello internazionale, la credibilità di Berlusconi. D'altra parte lo stesso premier è conscio che "ormai per quanto riguarda la politica la stampa si è allontanata completamente dalla realtà".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.