Il Cairo - Una colonna di fumo nero si alza dietro la piazza, vicino alla biblioteca dell'università americana. E' lì, in via Mohammed Mahmoud, che si trova quello che i manifestanti - la maschera anti gas appesa al collo e gli occhialini da piscina in testa - chiamano il "fronte". Da sabato mattina si combatte nel cuore del Cairo, una folla che punta al ministero dell'Interno, simbolo della brutalità della polizia, contro giovani con sassi e bastoni: attivisti ma anche ultras del calcio, gruppi di adolescenti arrabbiati e pronti al confronto.
A pochi passi, c'è la piazza del dissenso, dove si urla ma non si combatte. Migliaia di persone sono arrivate oggi pomeriggio a Tahrir, epicentro della rivoluzione di febbraio che ha portato alla caduta del rais Hosni Mubarak, per una manifestazione, l'ennesima, organizzata da movimenti e gruppi giovanili contro il potere dei militari che da febbraio reggono il Paese. Le persone in piazza chiedono un governo di unità nazionale, civile, e l'uscita di scena immediata dei generali. "Svegliati, svegliati, oggi è l'ultimo giorno", gridano i manifestanti, un coro diretto al feldmaresciallo Tantawi, che guida il Consiglio supremo dell'esercito e il Paese e che era ministro della Difesa dell'ex rais.
I numeri sempre più alti del dissenso, le violenze che non accennano a fermarsi e anzi si propagano in altre città dell'Egitto hanno obbligato lunedì sera il governo a offrire le proprie dimissioni alla giunta militare. Il generale Tantawi, la faccia stanca e tesa, ha parlato alla nazione annunciando di aver accettato le dimissioni del governo di Essam Sharaf e la formazione di un nuovo esecutivo di unità nazionale, che traghetterà il Paese nei mesi della transizione. Ha dichiarato che le elezioni parlamentari che iniziano lunedì si terranno regolarmente nonostante gli ultimi eventi e che entro giugno 2012 ci sarà un voto per scegliere il prossimo presidente dell'Egitto, come richiesto dai manifestanti. La guida del Consiglio supremo delle forze armate ha detto che l'esercito non desidera rimanere al potere, come lo accusano di voler fare i manifestanti, ed è pronto a tornare al suo compito originale: difendere il Paese. Al termine del discorso, da piazza Tahrir si è levato un urlo: "Irhal, irhal", che significa "vattene" in arabo.
Per uscire dalla crisi, i generali hanno invitato le parti al tavolo del negoziato. I Fratelli musulmani, che venerdì hanno portato in piazza migliaia di sostenitori contro i militari, hanno accettato l'offerta e hanno chiesto ai propri membri di non partecipare alla manifestazione di oggi. Temono che la protesta possa aumentare le violenze e deragliare un voto in cui il loro partito, Giustizia e Libertà, è favorito.
Anche senza i Fratelli musulmani, che di solito sono la forza politica capace di mobilitare i grandi numeri, migliaia sono le persone che hanno riempito il centro del Cairo, facendo la fortuna dei venditori ambulanti che si adeguano ai modi e ai tempi della rivoluzione. I gadget rivoluzionari di gennaio - magliette, cappellini, felpe del 25 gennaio, data dell'inzio della rivolta - hanno lasciato spazio a maschere anti gas, occhiali da saldatore, occhialini da piscina o mascherine da chirurgo per proteggersi dai gas lacrimogeni di cui la polizia militare sta facendo un uso massiccio.
Nel piccolo ospedale da campo, sorto su un marciapiede di fronte a una fila di agenzie di viaggio con le serande abbassate, Ahmed Taha, un giovane ingegnere del Cairo che indossa il camice bianco dei medici e dà una mano alle infermiere, racconta che la maggior parte dei feriti soffre di problemi respiratori o è stato colpito da proiettili di gomma.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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