Dopo anni di degrado torna a splendere Villa Gregoriana

Fino a pochi anni fa, quando l’intervento del Fondo per l’ambiente italiano non aveva ancora sottratto al degrado la splendida Villa Gregoriana a Tivoli, un cartello affisso all’ingresso recitava «Chiuso per menefreghismo». Qualcuno, inoltre, aveva efficacemente aggiunto una traduzione vicina al romanesco: «Closed because the town couldn’t care less» («al paese non poteva fregare di meno»). Oggi che si celebra la fine della seconda fase di lavori di sistemazione e valorizzazione del parco (finanziati con 1 milione 700 mila euro dalla società Arcus, «braccio destro» dei ministeri per i Beni culturali e delle Infrastrutture), quel cartello è un ricordo. Ci pensano i rappresentanti del Fai, l’ente che dal 2002 gestisce per lo Stato la villa e che ne ha permesso la riapertura al pubblico nel 2005, a snocciolare le cifre che dovrebbero far pensare le istituzioni, «distratte» per troppi anni di fronte alla rovina dell’area: «Per liberare la parte sottostante l’acropoli romana - racconta Marco Magnifico, direttore generale culturale Fai - abbiamo portato via 1.200 tonnellate di terra, 350 di legna e 5 di rifiuti di ogni tipo: era una discarica a cielo aperto». Il patrimonio paesaggistico e storico della villa, il cui assetto si deve a papa Gregorio XVI e ai lavori eseguiti nel 1832-1835, torna, ora, a mostrarsi nella sua bellezza.

Sulle orme dei protagonisti del Grand Tour (uno per tutti: Goethe), i visitatori possono percorrere un itinerario di 5 Km e raggiungere angoli come il belvedere posto a metà della Cascata Grande, che con il suo salto d’acqua di 120 metri sovrastato dai templi di Vesta e Tiburno, rappresenta uno scorcio-cliché nella pittura europea dal XVII secolo in poi. Per informazioni: 06-39967701.

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