nostro inviato a Pechino
Si può andare alle Olimpiadi e ci si può ammalare di Olimpiadi. Alla prima categoria appartengono in molti, alla seconda solo alcuni. Fra questi, la medaglia d’oro della iella Gary Russell junior, americano, pugile peso gallo due volte campione americano che non farà più il gallo con gli amici perché quanto accadutogli supera i limiti della sportiva comprensione. Al medesimo girone apparterrebbe di diritto anche la ciclista spagnola Maribel Moreno che l’altro giorno ha più o meno detto all’allenatore «guarda che ciò l’ansia, ciò talmente tanta apprensione dentro di me che proprio non riesco a resistere, non riesco ad aspettare domenica, la gara su strada, per cui guarda caro, io vado via, me ne torno in Spagna». Condizionale d’obbligo, in questo caso, perché quando c’è di mezzo il ciclismo, quando c’è di mezzo la Spagna e si è freschi reduci da un Tour dei sospetti e del doping, qualche incertezza sulle ragioni dell’attacco d’ansia, ammettiamolo, nasce spontanea.
Ma si diceva del povero Russell junior. Troppo crudele il suo destino. Gary è un ragazzone di colore nato a Capital Heights, quinto figlio di tale Gary senior che, per dare l’idea del tipo di padre, è grande, grosso e ha chiamato tutti i rampolli Gary. Casino assicurato in famiglia. «Gliel’avevo promesso quando eravamo ragazzi: se avrai un maschio, deciderai tu il nome» ha mestamente dichiarato quella povera donna di sua moglie, la signora Lawan, giunta qui a Pechino assieme a Senior per il coronamento del sogno olimpico dell’ultimo Junior.
Verità e segreti di famiglia, questi, raccontati l’altro giorno mentre il ragazzo si allenava e mentre loro guardavano il figlio con amore e sacrosanta fierezza. Amore ricambiato. «Penso a loro che hanno fatto così tanti sacrifici per farmi arrivare fin qui», spiegava Gary junior grondando sudore nella palestra scelta dalla squadra Usa. Palestra calda e umida come una foresta tropicale perché sciogliersi e sudare aiuta a rientrare nel peso limite della categoria (192 pounds, circa 54 chili), per quel che in gergo si dice «fare il peso», vero tormento dei pugili. «Ciò che ora mi rende felice è averli qui con me - raccontava -, è il mio modo per dirgli grazie. Ricordo quando papà faceva le tre di notte per restare sveglio a spiegarmi certi movimenti, ricordo la mamma che lavorava il doppio per aiutarci a pagare le trasferte». E giù un pugno nei guantoni del suo coach, Dan Campbell, e giù un altro ancora. «È forte Gary – ripeteva il coach accanto a lui – è forte, i suoi pugni fanno male e poi sa muoversi con velocità, è difficile da colpire», può andare a medaglia, può conquistare l’oro, lasciava capire.
Fino a giovedì. Perché venerdì all’alba, nel villaggio olimpico, il compagno di camera ha trovato Gary svenuto a terra, gravemente disidratato. Come una modella anoressica, aveva mangiato poco e soprattutto bevuto ancor meno. I medici del villaggio l’hanno rianimato ma Gary, ieri, era l’ombra di se stesso.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.