È l’ultima stella del Dream Team azzurro di fioretto femminile, ma non è uscita dalla scuola di Jesi. Arianna Errigo, 23enne carabiniere di Monza che vive a Muggiò e si allena a Como con il suo maestro Giovanni Bortolaso, ha iniziato a vincere fin da giovanissima (a 16 anni il primo oro iridato tra le cadette). Al mondiale di Catania gareggerà martedì 11 nella gara individuale e venerdì 14 in quella a squadre.
Arianna, come si diventa fenomeni al fianco dei mostri sacri Vezzali e Di Francisca?
«Con la determinazione di essere sempre all’altezza. Essendo la più piccola del gruppo, ho cercato di imparare molto da colleghe che sono un esempio. Mi hanno insegnato tantissimo, ma difficilmente dico che devo prendere qualcosa da una o dall’altra. Io sono Arianna e basta. E vincere la Coppa del Mondo a vent’anni è stata una bellissima soddisfazione».
C’è però qualcosa che ammira delle sue illustri compagne di nazionale?
«Di Valentina sicuramente la sua costanza nell’allenamento, la voglia di dare il massimo in ogni circostanza nonostante abbia già vinto tutto. Una costanza che io non ho, faccio un po’ fatica ad allenarmi, è il mio tallone d’Achille. Anche se rispetto ai tempi delle giovanili quando bastava il minimo indispensabile, entrata nella squadra maggiore ho dovuto rimboccarmi le maniche. Di Elisa ammiro il fatto di essere completa a livello mentale, la forza di rimanere ad altissimi livelli e schermisticamente di fare pochissimi errori».
Con chi ha legato di più delle due?
«In entrambe ci sono cose che mi interessano, ma dal punto di vista umano sono più vicino a Elisa. Da tempo siamo in camera insieme, abbiamo interessi in comune. Valentina è una grandissima atleta, è un esempio di vittorie, ma ha caratteristiche diverse dalle mie. E poi ha 14 anni in più».
Come vive la loro rivalità?
«Francamente mi sembra una cosa normale tra atlete di grande livello, comunque io la vivo serenamente. Di fatto c’è sempre grande armonia dopo la gara individuale, da due anni a questa parte la squadra di fioretto ha perso al massimo tre incontri, abbiamo vinto due volte i mondiali e gli europei».
Come arriva all’appuntamento siciliano?
«Ci sarà un po’ di tensione, ma bella. Negli ultimi due anni mi ero un po’ persa a causa anche degli infortuni, ora mi sembra di essere a posto. Ho fatto tutto il possibile per arrivare ben preparata».
La sua escalation negli ultimi mondiali è stata impressionante: bronzo ad Antalya 2009, argento a Parigi 2010...
«A Catania vado per vincere e, perchè no, mi piacerebbe battere Valentina ed Elisa. Mi aspetto di fare una gara al mio livello, tutto sta nella mia testa e nelle mie mani. E se dovessi arrivare in finale vorrei un’avversaria straniera, anche per una questione di pubblico. Tutti sarebbero dalla mia parte...».
Ma se dovesse scegliere tra l’oro iridato e quello olimpico?
«Il mondiale di quest’anno è in Italia e dunque la vittoria può avere un sapore particolare, ma l’oro ai Giochi è il sogno di ogni atleta».
Qual è il suo segreto in pedana?
«Il mio pregio schermistico è la creatività, mi piace una scherma più d’attacco e di velocità, più estrosa. Tante volte negli assalti non si arriva a 15 punti. Non aspetto mai l’errore dell’avversario, voglio essere io a cercare la stoccata, mi diverto di più e diverto il pubblico. Ma questo a volte diventa il mio difetto: avere poca pazienza. Come nella vita, voglio tutto e subito. Due anni fa mi ero messa in testa di cambiare il fioretto femminile, ma difficilmente si arriverà a questo».
Ha già immaginato una gara tipo al mondiale?
«La scherma è uno sport istintivo, meno si pensa e meglio è. Durante l’allenamento si creano situazioni di vantaggio o di svantaggio e non tutti i giorni si può tirare allo stesso modo. Nel giorno della gara si penserà a un assalto alla volta».
Le avversarie più pericolose?
«Non puoi sottovalutare nessuno, anche se noi quattro italiane, considerando pure Ilaria Salvatori, siamo tutte forti».
Il suo modello sportivo fuori dalla scherma?
«Valentino Rossi.
E l’amore?
«Per quello ci sarà tempo, prima devo pensare alle Olimpiadi».
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