Armani all’esame verità Caja: «Il peggio è passato»

Sfida alla capolista: «Troppi ko, ovvio che i tifosi ci mollassero. Ora siamo da playoff e ritornano»

Attilio Caja, coach dell'Armani Jeans: domani alle 12 sfidate Siena. Come si fa a giocare a basket all'ora di pranzo?
«Non è una novità. Sveglia alle 8.30, colazione abbondante per tirare fino alle 14, tutti in spogliatoio alle 10.30».
Come avete sfruttato lo stop per la Coppa Italia, voi non qualificati?
«Una settimana di vacanza e una di lavoro: il tempo dirà se è stata una buona scelta ma da ottobre a gennaio, fra campionato ed Eurolega, abbiamo giocato molto. Il carico mentale e fisico andava alleggerito in vista del rush finale della stagione».
Lei è tornato a Milano quattro mesi fa per Markovski. Bilancio parziale?
«Siamo risaliti in una posizione di classifica positiva e, pur eliminati, abbiamo disputato un'Eurolega dignitosa: un bilancio oltre le mie più rosee attese. Dopo i cambi di giocatori di novembre la squadra ha raggiunto una buona identità».
Dove vuole i progressi?
«Nella concentrazione lungo tutta la partita. Ma questo dipende dai singoli. Ad alcuni posso chiedere di più, ad altri no».
È arrivato Maresca...
«È un cambio per guardia o ala, tiratore rispettabile con partite da 8 in pagella, valido in difesa e contropiede, tipo solido e affidabile».
Sognavate i 18 punti a sera di Diener, però...
«Maresca lo avevamo già chiesto a Treviso quando cedemmo loro Gaines. Diener sarebbe stato una mezza scommessa: un conto è segnare tanto come prima punta a Capo d'Orlando, un conto è fare la terza punta qui. E non è il discorso della volpe e dell'uva».
Come sorprendere Siena?
«Con la partita perfetta di un'Olimpia solida di testa. Finora Siena ha perso con squadre ottime. Noi siamo buoni».
Avellino ha steso i toscani e ha vinto a sorpresa la Coppa Italia: cosa insegna?
«Che il segreto è lo scouting: setacciare a fondo il mercato e avere la fortuna che i giocatori si integrino a dovere. Chi sceglie bene subito risparmia, perché non deve rifare la squadra in corsa, come toccato a noi».
Voi Gallinari-dipendenti?
«Dato il valore del giocatore, è fisiologico. Come Ibrahimovic per l'Inter o Kakà per il Milan».
Nel girone di andata il pubblico si è allontanato.
«Con quell'inizio di stagione, sfido… E parlo anche delle mie prime partite. Ora l'atteggiamento è buono e la gente apprezza».
Però il presidente Corbelli è contestato e il club è in vendita…
«La squadra non avverte pressione ed è messa nelle condizioni di lavorare al top».


Si sente amato da Milano?
«Un po' di scetticismo all'inizio c'era, è normale. Le critiche ci stanno. Però offro tutto me stesso per il miglior risultato possibile ovvero il quinto posto. Ma serve un passo eccezionale. Poi dei buoni playoff».

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