Arpe: «La fusione non è un obbligo»

«In caso di offerta va massimizzato il valore del gruppo». I banchieri italiani a Londra

da Milano

Si sono ritrovati insieme, a Londra, per la conferenza sulle banche europee di Morgan Stanley, ma non si sono parlati. Corrado Passera e Matteo Arpe, rispettivamente ad di Banca Intesa e Capitalia, hanno illustrato a una settantina di «colleghi» le storie delle loro banche. E mentre Passera non ha sfiorato il tema aggregazioni (a proposito del quale il dossier più discusso è proprio quello Intesa-Capitalia), Arpe ha dato qualche indicazione. Non certo riferendosi a Intesa, ma di carattere generale.
Al termine di una serie di slide sullo stato di Capitalia, Arpe ha presentato anche la sua visione di una possibile aggregazione. Sottolineando che, nel caso dell’arrivo di un’offerta, l'obiettivo del gruppo è quello ottenere la più alta valutazione possibile. Mentre in caso di una proposta di aggregazione bisognerà evitare qualsiasi problema di management, ma nello stesso tempo pensare a una governance dove nessun attore possa diventare preponderante. In ogni caso, ha detto Arpe, «la crescita esterna è una opportunità, non un obbligo».
Nelle stesse ore Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo (forte azionista di Intesa) confermava che con Capitalia non esiste un tavolo. «Assolutamente no, non c'è nessun contatto», ha detto Guzzetti a chi gli chiedeva se negli ultimi giorni ci sono stati incontri tra la Fondazione Cariplo e la Fondazione Cassa di Risparmio di Roma sull’ipotesi di fusione tra Banca Intesa e Capitalia di cui le due fondazioni bancarie sono socie.


Arpe, infine, nel corso della conferenza di Morgan Stanley ha ribadito che ad oggi il gruppo romano non è stato contattato «in nessuna forma» e che l'acquisto del 2% di Banca Intesa non è stato fatto per prevenire una transazione ma per evitare la speculazione. Tanto che Capitalia ridurrà la sua partecipazione sotto il 2% se si realizzeranno due condizioni: il venir meno della pressione speculativa e «la presentazione di un'offerta concreta ai nostri azionisti».

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