É più piccolo del robot-chirurgo e, soprattutto, meno caro. Tecnicamente si chiama «Kymerax» ed è l'ultima novità della chirurgia «hi-tech» venua dal Giappone.
Offre al medico su un monitor la visione ad alta definizione in 3D e ha bracci snodabili della stessa ampiezza di movimenti in 7 direzioni di quelli del costoso «fratello maggiore».
La «Chimera» in arrivo in Italia costa 150 mila euro, mentre per il grande robot Da Vinci, che con i suoi 58 esemplari compie 8 mila interventi l'anno nel nostro Paese, servono 2 milioni e 400 mila.
La prima performance di quest'ultima generazione di macchine per la chirurgia mininvasiva sarà presentata alla nona edizione dell'European Meeting on laparoscopic and Robotic Urologic Surgery, a Roma dal 7 al 9 giugno.
«É un'invenzione - spiegano i chirurghi Vito Pansadoro e Vincenzo Disanto, organizzatori del summit - che rappresenta una via di mezzo tra la laparoscopia (tecnica chirurgica in cui si opera senza aprire pareti del corpo, ndr) e la robotica».
Chimera può essere utilizzato per qualsiasi tipologia di intervento, dal tumore alla prostata a quello renale ed ha quindi enormi potenzialità.
I partecipanti all'incontro scientifico romano non sentiranno relatori sul podio, ma vedranno alcuni degli specialisti «dalle mani più dotate del mondo» operare in diretta attraverso trasmissioni dalle sale operatorie, con gli strumenti più avanzati della laparoscopia oppure alla consolle del robot. Una scelta pratica e non teorica che vuole sottolineare, anche e soprattutto per i più giovani, l'importanza di studiare e aggiornarsi facendo sempre esperienza al tavolo operatorio .
Per l'esattezza, saranno 18 i chirurghi di fama mondiale che effettueranno 20 interventi ripresi e proiettati, in una sala ottagonale, in «circo-rama» di 6 maxi schermi in 3D.
Iscritti al summit sono 700 chirurghi, tutti dotati di occhialetti in 3D per assistere agli interventi.
È previsto anche un Corso per beginner - con 45 iscritti - e interventi di nefrectomia, di cistectomia con la ricostruzione intracorporea della vescica, senza «aprire» l'addome del paziente.
«La chirurgia robotica - spiega il professor Pansadoro- sta letteralmente facendo passi da gigante ad una velocità impressionante . Oltre ai ben noti vantaggi dell'alta definizione, della 3D, dell'ingrandimento di 10 volte del campo operatorio e dei movimenti senza limiti dei 4 bracci operativi adesso il chirurgo si può giovare di una serie di strumentazioni ancillari che lui continua a vedere sul suo monitor personale sul quale opera».
Fra i vantaggi per il paziente c'è quello di un ricovero più breve con un senso di benessere nettamente migliore e un ritorno alla vita normale quasi immediato, data la rapida convalescenza.
Le perdite di sangue, poi, sono praticamente assenti tanto che i pazienti non hanno più bisogno di trasfusioni.
Anche il chirurgo ha grandi vantaggi, con la possibilità di fare un lavoro molto più preciso e di affrontare anche una chirurgia «estrema», al limite delle possibilità umane.
Inoltre, può lavorare in una posizione nettamente più ergonomica e quindi stancarsi meno anche in interventi prolungati.
Nel mondo ci sono ancora pochi esemplari di Chimera, in Giappone, Cina, Germania, India ma già in Germania, Italia, Israele e Cina si stanno mettendo a punto nuovi automi.
La «star» degli interventi di chirurgia robotica è la prostatectomia, a cui negli ultimi anni si sono aggiunti i tumori «Over the Belly», cioè agli organi al di fuori della pelvi, come i reni. Si esegue in chirurgia robotica o laparoscopica anche la pieloplastica, ovvero la correzione di un difetto degli ureteri, i «tubicini» che permettono il passaggio dell'urina dal rene alla vescica.
In caso di cancro del rene, oggi si tende ad asportare solo il tumore senza togliere l'organo. «Fino ad oggi, per togliere il tumore risparmiando il rene - spiega Pansadoro - era necessario farlo in "ischemia a caldo", producendo oltre un certo limite di tempo molto breve un danno renale».
Per non creare grossi danni, prima si pensava che bisognasse stare sotto i 20 minuti, poi i 10, ma ora è arrivata la fase della «zero ischemia time»: si riesce cioè a togliere la neoplasia senza ischemizzare il rene. Grazie al robot.
Nel prossimo futuro, secondo Pansadoro, l'innovazione più interessante è la combinazione tra il «Fire-Fly Green Laser» e l'uso dell'Indocyanina. Con questa tecnologia è possibile distinguere il tessuto tumorale da quello sano, che non viene toccato.
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