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E adesso la destra dimostri di non essere "straniera ovunque"

Buttafuoco raccoglie una bella eredità. Da sfruttare al meglio

E adesso la destra dimostri di non essere "straniera ovunque"
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Stranieri ovunque - Foreigners Everywhere è il titolo della LX Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. Ieri, dopo una breve introduzione del presidente uscente Roberto Cicutto, è stata presentata dal curatore argentino Adriano Pedrosa, primo sudamericano a ricevere questo prestigioso incarico. Stranieri ovunque è una bella suggestione, aperta a molteplici significati. Allude alle migrazioni di massa, certo: nel 2022, quando Pedrosa fu chiamato, il numero di migranti forzati, come li definisce l’Onu, ha toccato l’apice (108,4 milioni secondo l’Alto commissariato delle Nazione Unite per i rifugiati). Ma Stranieri ovunque allude anche al sentirsi straniero, i nella propria città, perfino a casa propria, in famiglia. Pedrosa decide dunque di indagare una dimensione sociale, pagando un conto (a quanto pare non troppo salato) al politicamente corretto, ma restringe lo sguardo, anzi, in un certo senso lo allarga, alla dimensione privata. Tradotto in termini artistici, l’attenzione è posta sul ritratto nelle varie culture, sul modo in cui vengono visti e dipinti i corpi in carne e ossa. Qui Pedrosa entra in un territorio, di nuovo sociale, dove è lecito interrogarsi su quali siano le proprie radici e come agiscano e reagiscano nel contesto globale.

Lui si è presentato come queer, cioè strano, cioè straniero... Intanto in mostra accoglie, e questo è davvero interessante, quaranta artisti italiani, immigrati di prima o seconda generazione in Sudamerica, Argentina e Brasile. L’anteprima fotografica, per quanto parziale, ha messo d’accordo tutti i presenti nella Sala delle colonne della Biennale. Molta pittura, molta concretezza. Molti colori. Molte culture. Soprattutto molta bellezza. Fatto decisivo perché evita che questo viaggio decisamente internazionale, visto anche l’aumento delle partecipazioni straniere nei Padiglioni dei Giardini, sia soltanto una fila di esotismi accatastati uno vicino o sopra l’altro per il divertimento (indubbio ma superficiale) di noi europei. Altro scarto di Pedrosa è nell’attenzione riservata agli artisti di ogni età, anche anziani, accolti nel Nucleo storico della mostra. Solitamente dominano i giovani in quanto... giovani.

Vedremo se la Esposizione, vista dal vivo, saprà mantenere le promesse e le aspettative di ieri. Intanto, in un clima di assoluto fair play, Roberto Cicutto ha segnalato subito il passaggio di consegne ormai prossimo. Alla fine del mandato di quattro anni, Cicutto lascia il posto a Pietrangelo Buttafuoco, che non abbisogna di presentazioni per i nostri lettori. Toccherà al giornalista e scrittore, ieri presente in platea, inaugurare l’ultima Biennale di Cicutto ad aprile.

Buttafuoco entra in punta di piedi nella istituzione culturale più internazionale e forse più prestigiosa d’Italia. È la nostra vetrina, da anni. Buttafuoco eredita una Esposizione d’arte in forma, nonostante qualche inevitabile alto e basso, e una Mostra internazionale d’arte cinematografica che, sotto la gestione di Alberto Barbera, ha superato Cannes, azzeccando un numero impressionante di Oscar, spesso e volentieri al miglior film.

Senza contare le altre sezioni della Biennale, l’altro ieri ad esempio è stato il momento del Prometeo di Luigi Nono.

Buttafuoco ha gli occhi puntati addosso. Dovrà dimostrare, non solo a noi italiani, che la destra, nel campo della cultura, non è straniera ovunque come proclama, per pura propaganda, la sinistra più ignorante di tutti i tempi.

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