Una canzone in gara ad un Festival di Sanremo di qualche anno fa si intitolava Una vita in vacanza. Seppure in modo provocatorio il concetto intercetta uno dei fenomeni importanti della modernità. L'aumento di ricchezza complessiva, prodotto dalla rivoluzione industriale ha fatto sì che il viaggio per piacere, il tempo libero e il turismo siano diventati fenomeni sempre più diffusi. E anche uno dei comparti produttivi più importanti del nostro Paese.
Tutti temi molto ben messi a fuoco nella mostra che sino al 17 novembre è visitabile tutti i sabati e domenica a Palazzo Martinengo a Brescia: Al mare ai monti. Il piacere di viaggiare dal Grand tour al turismo di massa (1767 - 1945).
Curata da Roberto Chiarini ed Elena Pala la mostra, e il suo pregevole catalogo ricchissimo di illustrazioni, accompagnano il visitatore in una lunga escursione che inizia cavalcando tra locande e briganti e finisce nelle colonie al mare costruite dal regime mussoliniano che per certi versi aveva ben capito che ombrellone e moschetto, fascista perfetto.
E del resto delle due sezioni temporali della mostra 1767 - 1921 e 1922 - 1945 la più ricca è probabilmente la seconda. Molto interessante ad esempio tutto quello che racconta Elena Pala parlando del viaggio e del Regime.
«Nel 1928 le Ferrovie dello Stato concedono tre speciali agevolazioni di tariffa per i viaggi di andata e ritorno per località balneari, termali e climatiche. Le facilitazioni si rinnovano di anno in anno fino ad arrivare all'estate del 1931 quando il regime fascista introduce i treni popolari. Saranno in servizio fino al 1939 e danno un notevole impulso alla villeggiatura di strati di popolazione mai così ampi. Nel 1932, in otto ricorrenze festive, viaggiano quasi 460mila viaggiatori su 990 treni. L'iniziativa si rivela anche un buon affare... Nel 1934 il governo riduce la settimana lavorativa a 40 ore e introduce il sabato fascista. Due fattori, questi, che favoriscono la moda del fine settimana».
Insomma la fabbrica del consenso attraverso l'ombrellone. Ma anche la presa d'atto di un potenziale economico che il fascismo cercò di regolamentare e sfruttare. Dalle strade alle ferrovie, persino ai voli aerei. Sarà l'entrata dell'Italia nel secondo conflitto mondiale a cambiare progressivamente l'«industria del forestiero». Si cominciò ad andare in villeggiatura con le carte annonarie, scegliendo mete a corto raggio.
Gli organi centrali tra cui la Camerata Turistica Nazionale, istituita nel 1941 continuano a pubblicizzare programmi di azione turistica, ispirati, si legge nel materiale di propaganda, «al criterio fondamentale di riportare l'Italia, al termine della guerra vittoriosa, al
posto di preminenza nel turismo mondiale che le spetta di diritto». Quel posto se lo sarebbe preso un'Italia democratica, ma dopo una devastante sconfitta.Per informazioni sulla mostra e visite guidate: info@centrorsi.it.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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