
Negoziare sì, ma senza troppe ritorsioni. La posizione europea sui dazi trumpiani si ritrova nel doppio passo di Ursula Von der Leyen che propone un'opzione «zero per zero» sui dazi riguardanti i prodotti industriali. Al contempo il vertice di Lussemburgo dei ministri del Commercio Estero dell'Ue, convocato ieri sera dalla presidenza polacca in via straordinaria, mette nero su bianco la lista dei controdazi, ovvero le famose «contromisure» per proteggere i propri interessi. Ma mentre l'Ue decide la risposta di merito contro le nuove tariffe Usa su acciaio e alluminio, la solita Francia tenta la fuga in avanti e propone che Bruxelles prenda in considerazione strumenti che potrebbero colpire i servizi statunitensi, con il rischio di una escalation in chiave industriale ben più grave.
Nel mezzo la posizione italiana, sottolineata più volte da Giorgia Meloni e Antonio Tajani (quest'utimo presente al vertice di Lussemburgo) volta ad evitare il muro contro muro. No alla guerra commerciale, spiega il titolare della Farnesina, nella consapevolezza che «bisogna comprare di più dagli Stati Uniti e investire di più negli Stati Uniti cosi da proteggere le nostre esportazioni». La traccia perseguita da Roma è che sarebbe utile «arrivare a dazi zero e avere un grande mercato del libero scambio tra Europa e Stati Uniti, necessario se vogliamo rafforzare il sistema economico-commerciale».
Ed ecco la lista completa dei dazi marchiati Ue, i primi dei quali scatteranno il prossimo 15 aprile, mentre i secondi a fine maggio, e che saranno approvati tecnicamente domani dal comitato in seno all'esecutivo Ue, sempre che non vi sia una seppur minima marcia indietro da parte di Washington: non ci sono i superalcolici americani come il whisky, decisione che ha suscitato il plauso dell'Unione italiana vini (Uiv), dal momento che le esportazioni settoriali sono di 8 miliardi di euro a fronte di un import degli stessi prodotti per 1,3 miliardi. Ci sono invece diamanti, filo interdentale, accappatoi, pollame, latticini, frutta, cereali, oli vegetali, birra, vini, legno, tappeti, vestiti, gomme da masticare, tosaerba, aspirapolvere e carta igienica e le moto Harley Davidson. Si tratta di una mossa su un massimo di 28 miliardi di dollari di importazioni dagli Stati Uniti. Inoltre Bruxelles ha minacciato di impedire alle aziende americane di partecipare alle gare d'appalto pubbliche, contromossa da valutare ancora tecnicamente. Secondo Reuters, c'è anche l'ipotesi di tariffe al 25% sul alcuni prodotti.
«L'Europa è sempre pronta a concludere un buon affare», dice von der Leyen parlando assieme al Primo Ministro norvegese Jonas Gahr Støre. Al momento l'Ue applica tariffe medie di appena l'1,6 percento sui prodotti non agricoli statunitensi e del 10 percento sulle auto americane importate.
In panico l'associazione delle case automobilistiche europee (Acea) che bussa alla porta della commissione affinché cerchi «una soluzione negoziale costruttiva ed eviti contromisure che rischiano di danneggiare la competitività europea». Parole pronunciate dopo un vertice straordinario tra Von der Leyen e i rappresentanti di Bmw, Daimler Trucks, Iveco, Mercedes-Benz, Scania, Stellantis, e Volkswagen.
L'opzione Ursula prevede anche la nascita di una task force per vigilare sul flusso delle importazioni, mentre nelle stesse ore le borse crollano nuovamente e il petrolio fa segnare i minimi da quasi 4 anni.
Per questa ragione ci potrebbe essere da parte della Bce una riduzione dei tassi la prossima settimana e successivamente il bis a giugno, in chiave anti-recessione. Lo choc negativo della domanda è il nuovo nemico all'orizzonte (dopo i dazi).
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