“Perché darmi a tutti i costi un’etichetta? Che io scriva o dipinga, racconto sempre delle storie”. Le parole dell’indimenticabile Dino Buzzati ben si addicono a Paolo Manazza, giornalista, intellettuale, ma soprattutto – sottolinea lui – pittore. Con all’attivo numerose mostre sia personali che collettive – l’ultima, prestigiosa, è stata da poco inaugurata al Museo Civico di Palazzo della Penna a Perugia – Manazza si è nel corso degli anni dedicato sempre di più al suo viaggio appassionante nell’universo del colore, seguendo come un fedele discepolo la lezione dei grandi espressionisti astratti – in primis i maestri Willem de Kooning e Nicolas De Stael – ma al contempo abbandonandosi a una ricerca personale che, parafrasandolo, “vuole accedere all’invisibile attraverso il visibile”. Un’esperienza, la sua, parallela ma al contempo osmotica alla carriera giornalistica, affrontata prima come fondatore di uno dei più accreditati portali web sull’arte (Artslife) e poi come punto di riferimento sul mercato dell’arte per il Corriere della Sera. La pittura, quella vera, passata a studiare gli effetti cromatici dei suoi paesaggi immaginari, lascia però da parte l’intelletto per dare spazio puramente allo spirito. Lo racconta lui stesso, ricordando un aneddoto legato all’opera in mostra a Perugia, Slipping in the Sky , che la vede al fianco di quelle di artisti del calibro di Giacinto Gigante, Piero Manzoni, Gerardo Dottori, Gino De Dominicis e tante altre ancora, tutte accomunate dal tema dell’aria come elemento primordiale. “Anni fa – racconta - un gallerista mi portò in regalo un grande rotolo di una carta speciale lungo 4 metri e alto 106 cm. Ricordo che rimase steso in studio per settimane e tutte le volte che lo guardavo ovviamente pensavo a Pollock. Poi ho iniziato a dipingerlo scoprendo oltre all'olio quanto erano belle e funzionali le lacche e gli smalti che una mia collezionista mi aveva regalato. E d'improvviso mi sono accorto che, anziché dipingere a testa in giù, mi sembrava di volare. Di scivolare sul cielo. Per questo alla fine l'ho intitolato Slipping in the Sky. Sono felice sia stato scelto per questa mostra e ringrazio il curatore Massimo Mattioli che è riuscito ad analizzare il tema da diverse prospettive”. Il Museo Civico di Palazzo della Penna di Perugia, che conserva un importante nucleo di opere di Gerardo Dottori, celebre protagonista dell’Aeropittura, sembra essere il luogo ideale per un percorso espositivo in grado di valorizzare anche la raccolta permanente del museo. “Fin dal Rinascimento – scrive il curatore Mattioli - l’elemento Aria è stato nodale nell’immaginario artistico, per la versatilità delle declinazioni che hanno incontrato le scelte dei più grandi artisti. L’attualissima tematica, protagonista del dibattito sociale nei suoi coinvolgimenti in questioni urgenti quali l’inquinamento e il surriscaldamento globale, viene sviscerata dagli artisti nelle sua più ampie declinazioni”.
Per Manazza il tema è stato oggetto di importanti riflessioni sul significato stesso della pittura: “Ho sempre pensato all'aria come elemento fondamentale della pittura. Dupré della scuola di Barbizon ripeteva che per dipingere un albero devi dipingere le fronde davanti il fondo dietro ma soprattutto l'aria tra i rami.
E vorrei citare Roberto Longhi quando, nella Breve ma veridica storia della pittura italiana scrive che il primo intento di un pittore colorista è non accorgersi affatto dell’esistenza plastica delle cose, come se non ci si fosse mai addentrati nello spazio”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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