Ascolti record Una platea stufa di Sarah e Ruby

La prima serata di Sanremo ha sfiorato i 12 milioni di spettatori: uno in più rispetto l’anno scorso, quello di Antonella Clerici, che già aveva stabilito un record. Nello specifico, gli italiani davanti al video sono stati 11 milioni 992mila con il 46% di share e un picco di ascolto di 17 milioni. Tenuto conto anche del calo di Ballarò, il successo del Festival sembra confermare l’intuizione di un noto sondaggista in trasferta a Sanremo secondo il quale anche sangue e sesso alla lunga annoiano: la gente vuole qualcosa d’altro rispetto al caso Scazzi o al caso Ruby.
I dati della prima serata, però, se scorporati suggeriscono qualcos’altro. Le rilevazioni dicono infatti non solo quanti sono i telespettatori di Sanremo, ma anche quali (almeno a grandi linee). E cioè: un pubblico la cui età media sta scendendo (è in forte aumento tra i 18 e i 24 anni: più 5% rispetto l’anno scorso), che si sta spostando al Nord (crescita degli spettatori nel Centro-Nord, con più 9,21 in Lombardia, a fronte di una diminuzione al Sud: meno 5%) e con un livello di istruzione crescente (leggero aumento di diplomati e laureati), e prevalentemente composto da donne (37% maschi e 63% femmine).
Semplificando: un pubblico più giovane, concentrato nelle aree ricche del Paese, più «colto» e in maggioranza femminile.
Un «bacino di utenza» che ricorda curiosamente il target di un’altra seguitissima trasmissione Rai: Vieni via come me, seguita da un pubblico di 8-10 milioni di spettatori, tendenzialmente giovane, laureato, femminile e residente nel Nord d’Italia. Si disse che nelle quattro settimane di messa in onda, Vieni via con me riuscì a catturare persone che abitualmente non seguono la tv, poiché la platea televisiva del lunedì sera con Fazio e Saviano aumentava di oltre 2 milioni di spettatori. Più o meno quello che è accaduto con Sanremo: martedì la platea complessiva è stata di 31 milioni 349mila spettatori, contro i 29 milioni 352 mila di una settimana prima: 2 milioni in più.
È vero, ai numeri si può far dire qualsiasi cosa. Dipende da come li si legge. Però l’indicazione di massima rimane vera. E cioè che i due pubblici, quello di Sanremo e quello di Vieni via con me, siano in buona parte sovrapponibili. Considerando 10 milioni il totale, è lecito supporre che almeno 8 milioni siano gli stessi.

A dimostrazione che il pubblico televisivo si muove in massa seguendo il grande evento - che sia la finale del Grande fratello, una partita di Champion, un monologo di Benigni o la canzone-scandalo di Paolo&Luca fa poca differenza - e con buona pace di chi continua snobisticamente a ritenere che esista un’Italia colta, intelligente, desiderosa del nuovo che si nobilita nel guardare Saviano e Fazio; e un’Italia nazionalpopolare, di bocca buona, frustrata e assuefatta al vecchio che si abbruttisce vedendo Belén e la Canalis. Sanremo è Sanremo. E l’Italia è l’Italia. Sempre la stessa.

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