Asl, niente tagli alle consulenze

Sanità a peso d’oro. Più di 8 milioni e mezzo di consulenze in due anni e il tasso di crescita della spesa tocca il 25 per cento. Ma quante volte i cittadini del Lazio avranno sentito Piero Marrazzo predicare oculatezza e responsabilità per «ridurre le spese superflue, tagliare i costi straordinari e rinegoziare i contratti al ribasso?». Espressioni sintetiche che avrebbero dovuto reclamizzare la politica del risparmio sanitario dopo la sigla nel febbraio 2007 del piano di rientro dal deficit.
Ma proprio oggi, a due anni e mezzo di distanza, si viene a sapere che quegli impegni erano solo slogan e propaganda. Già perché sono rimasti di fatto inapplicati i decreti del commissario che riguardavano le misure che le aziende sanitarie - tutte nessuna esclusa - avrebbero dovuto adottare per tagliare i costi non specificatamente sanitari. Ad aprire uno squarcio su questa triste realtà è un report specifico della Corte dei conti che, per rappresentare l’analisi precisa dei conti del Lazio, mette sotto la lente d’ingrandimento anche il dispendio finanziario impiegato dalle aziende sanitarie per le consulenze. Tutte consulenze che però non c’entrano niente con le prestazioni sanitarie.
Dall’esame approfondito tra Asl, aziende ospedaliere, Irccs, policlinici universitari nonché Ares 118 si può verificare il conteggio delle risorse economiche impiegate annualmente per prestazioni professionali che a volte «risultano di specie non attinente perfettamente alla sfera di competenza di cui l’ente risulta essere titolare in base alla legge istitutiva - scrivono i magistrati contabili -. In particolare, la sezione non può che esprimere dubbi sull’affidamento di una consulenza a una società di revisione contabile, mirata alla valutazione di assets aziendali». E per portare un esempio calzante la Corte fa il caso dell’Asp Laziosanità che piuttosto che impegnare fondi specificatamente per la ricerca epidemiologica li sborsa per la redazione delle scritture contabili. Ma il grosso del lavoro sullo sperpero di denaro la magistratura contabile lo fa portando a confronto le spese in consulenze del 2007 e quelle del 2008. Malgrado le disposizioni previste dal commissario Marrazzo nei vari decreti sul contenimento e sulla riduzione della spesa del personale, viene fuori che le indicazioni del presidente-commissario non sono state assolutamente rispettate tant’è che tra il 2007 e il 2008 le aziende sanitarie hanno speso addirittura 8.644.566 euro. Peraltro confrontando i due anni le voci di spesa aumentano in media del 25 per cento. Altro che - come prescriveva Marrazzo - diminuirle del 20 per cento.
Solo i Policlinici sono passati da 1,2 milioni di euro nel 2007 a 1,6 milioni nel 2008. L’Asl Rm/C da 482mila euro a 702mila. La Rm/F da 392mila a 843. Inoltre ad accompagnare queste voci c’è pure qualche curioso commento: «L’affidamento di consulenze a esterni non risulta assai spesso qualificato come tale, ma viene “coperto” con l’utilizzo di forme contrattuali le più diversificate (contratto di collaborazione coordinata e continuativa; contratto a tempo determinato; affidamento del servizio a società)». Vale a dire che se a queste cifre sciorinate fin qui, si andassero a sommare quei capitoli di spesa sottoscritti per contratti di altra natura l’ammontare complessivo lieviterebbe oltre.

Fin dove? L’esame sui nuovi fascicoli è previsto tra qualche mese. Per il momento bisogna accontentarsi che il commissario ha prescritto un altro giro di vite: abbattere la spesa in consulenze di 3mln di euro per quanto riguarda la riduzione dei costi e di tagliarle del 30 per cento.

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