Asor Rosa è isolato? No, molti intellettuali sognano quel golpe...

La tesi lanciata da Asor Rosa non è il delirio di un intellettuale isolato ma la folle speranza coltivata ormai da una sinistra frustrata e animata solo da un odio profondo per Berlusconi

Asor Rosa è isolato? 
No, molti intellettuali 
sognano quel golpe...

Grazie professore. Alberto Asor Rosa non è impazzito. Non è un vecchio intellettuale burbero e con deliri golpisti. Il professore è lucido, è sincero, e scrive esattamente quello che pensa. Quello che ha messo nero su bianco sul Manifesto non è neppure una provocazione, i carabinieri, la polizia, il Parlamento da congelare, tutto il potere ai magistrati, la dittatura non più proletaria ma in cappa e spada è tutta roba vera. Asor Rosa scrive esattamente quello che pensa. È il suo sogno. È la sua speranza. È la sua soluzione politica. Il professore sostiene che per affermare la sua democrazia deve cancellare quella degli altri. O meglio. Quella degli altri non è democrazia. Berlusconi può ricevere tutti i voti che vuole ma per lui, e per quelli come lui, sarà sempre un dittatore. È chiaro che questa è una questione di fede. Lui la pensa così e basta. Per farlo smettere dovete dimostrargli che sbaglia. Altrimenti farà il golpe. Ma come si fa a dimostrare a Torquemada che le streghe non esistono?
Asor Rosa ha però un merito: dice in piazza quello che molti sussurrano o dicono solo tra mura amiche, magari a cena, indignandosi, mandando al macero la Costituzione, la libertà e quelle menate sulla democrazia. Il professore è insomma il vero volto della milizia anti Cav. Non è una questione solo politica. È qualcosa di più profondo, viscerale, è rabbia, frustrazione, intolleranza, ossessione, odio pazzo e disperato verso qualsiasi cosa puzzi solo lontanamente di berlusconismo. Non ci sono mezze misure. È guardare negli occhi gli altri e vedere in loro una razza non del tutto umana. Fino a un paio di anni fa riuscivano in qualche modo a frenare questo sentimento nero. Ormai non ce la fanno più. Contano i giorni che mancano alla fine del berlusconismo. Vomitano disprezzo su chi vota, sulla massa indegna e misera e ignorante e meschina, corrotta, moralmente inferiore. Sono arrivati alla conclusione che la democrazia è un’aberrazione: non fa governare le minoranze illuminate. E allora urlano: che crepi la democrazia. Viva il golpe dei giusti. Viva i gendarmi. Viva i colonnelli.
Questi discorsi sono pane quotidiano. Sono idee che trovi sul volto di vecchi amici e li guardi con occhi sgranati, ma poi ti accorgi che non scherzano. È più forte di loro. E quello che dicono lo trovano sacro, condiviso dalla gente che frequentano, da scrittori e giornalisti, da professori universitari e burocrati di Stato. Sei tu lo strano, il cieco. Se non ora quando? Come fai a non capire? Chiamala come vuoi ma questa è una dittatura. Eccoli quelli che pensano le stesse cose di Asor Rosa ma non hanno la faccia di dirlo a chiare lettere. «Questa cricca - come scrive Stefano cappellini, direttore del Riformista - che non sa più cosa sia lo Stato di diritto, se mai l’ha saputo». Questo cast di tribuni che continua a perdere contro Berlusconi perché non sa più vivere senza di lui. Cosa è rimasto della sinistra se non lo specchio ostile di Berlusconi? Una volta superata la frontiera mentale del golpe non sapranno più tornare indietro. In odio a Berlusconi hanno distrutto la loro identità: idee, valori, progetti, futuro. Sono il vuoto, l’altro, l’indefinito. Sono un numero negativo. Sono l’antimateria. Sono antidemocratici.
O, forse, lo sono sempre stati. Questo in fondo ci svela il piano «Asor». È un discorso, se si vuole, anche un po’ vecchio. Hanno sostituito ideologia a ideologia, l’operaio massa con il pm vendicatore. Questo dicevano in privato, ma nessuno aveva avuto il coraggio di scriverlo come ha fatto Asor Rosa. Chiaro, lucido, brutale. Il professore li ha svegliati. Ha sdoganato la loro voglia di golpe. Ora possono dire, come fa Gad Lerner sul suo blog, Asor Rosa ha ragione. «Non solo i magistrati.

Anche i carabinieri, le altre forze di polizia, i militari sono chiamati a porsi domande sul senso del proprio lavoro: garantire l'osservanza delle norme da parte di tutti i cittadini? Ma proprio tutti?».
Ecco perché bisogna dire grazie al professore. Viva Asor Rosa, allora. A lui il merito di aver gettato la maschera.

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