RomaNon ci fu alcun incontro tra Massimo Maria Berruti, ex capitano della Guardia di finanza e il premier Silvio Berlusconi l8 giugno del 1994 per discutere di presunte tangenti alla Gdf. Per questo, la seconda sezione penale della Cassazione ha annullato senza rinvio, perché il fatto non sussiste, la sentenza con la quale la Corte dAppello di Milano, il 28 marzo scorso, aveva condannato per falsa testimonianza la segretaria di Berlusconi, Marinella Brambilla, insieme con lex collaboratore Nicolò Querci.
Entrambi, dopo che la Cassazione il 4 dicembre del 2003 aveva annullato una precedente condanna a 2 anni e sei mesi per falsa testimonianza, erano stati condannati a un anno e quattro mesi di reclusione con la concessione delle attenuanti generiche. Ieri il sostituto procuratore generale della Suprema Corte, Vito Monetti, aveva invece chiesto la conferma delle condanne. Secondo la pubblica accusa Brambilla e Querci avevano detto il falso negando che l8 giugno del 1994 ci fosse stato un incontro, a Palazzo Chigi, tra il premier e lallora avvocato della Fininvest Massimo Maria Berruti nel quale il legale avrebbe parlato della necessità di dare tangenti ai finanzieri per alcuni controlli fiscali su società del gruppo Fininvest.
Gli avvocati difensori Franco Coppi e Oreste Dominioni, nelle loro arringhe, avevano sostenuto che la sentenza della Corte dAppello era «contraddittoria e illogica» e basata su una «catena di indizi non provati». Già in passato la sesta sezione penale della Cassazione aveva annullato con rinvio, nel dicembre 2003, il verdetto di colpevolezza per Brambilla e Querci ritenendo non sufficientemente provata laccusa.
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